Napoli. Chiedono che si indaghi, i parenti di Alessandra De Simone, che venga fatta chiarezza sul perché una donna di 36 anni entrata sulle sue gambe in sala operatoria per un parto cesareo, oltretutto programmato, sia invece morta senza un motivo a cui aggrapparsi.
Alessandra ha visto per pochi attimi la sua bimba, Isabelle, 4 chili, poi secondo i sanitari ha avuto un arresto cardiocircolatorio, e né le manovre rianimatorie, né il defibrillatore né un’iniezione al cuore sono riusciti a salvarla. Intorno a lei tanto sangue, come se fosse in corso un’emorragia. E il marito, Ivano Iacomino, non la vedrà più viva.
Un paio di giorni fa la donna era andata a Villa delle Querce, clinica privata della zona del Vomero, a Napoli, per partorire in anticipo rispetto alla data prevista, come suggerito dalla ginecologa che la seguiva. Esami preparatori, attesa festosa, tutto in regola con il lieto evento che si stava avvicinando. Per l’intervento si sceglie l’epidurale, in modo da non addormentare totalmente la paziente e darle la possibilità di vedere subito la sua bimba.
L’operazione inizia, alle 9.30 la piccola viene portata al padre; con lui ci sono i parenti, e sono tutti allegri e gioiosi. Ivano chiede anche di Alessandra: “Come sta? Tutto bene?”. “Non si preoccupi – rispondono i sanitari – a breve esce, dieci quindici minuti e arriva”. Dopo un’ora, però, la sorella della donna riceve una telefonata dalla ginecologa, che la invita a raggiungere subito la sala operatoria.
Alessandra ha avuto un arresto cardiocircolatorio. Tentano di rianimarla in tutti i modi, questo è quello che vedono il suo compagno e sua sorella, mentre la famiglia chiede l’immediato trasferimento in un centro rianimazione. Niente da fare: quel cuore non vuole saperne di tornare a battere, mentre dal suo corpo continua a uscire sangue in quantità copiosa. Il compagno chiama la polizia: la cartella clinica viene sequestrata e in commissariato viene presentata una denuncia.
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