Gaza. Sono nove (sette del braccio armato di Hamas, e due di al-Fatah) i miliziani palestinesi uccisi nei raid aerei israeliani di riposta ai continui lanci di razzi dall’enclave contro il territorio dello Stato ebraico.
Lo hanno riferito fonti delle Brigate Ezzedine al-Qassam, braccio armato del gruppo radicale palestinese, secondo cui la maggior parte delle vittime si sono registrate a Rafah, all’estremità meridionale della piccola enclave, e sono state provocate da droni.
Israele, dal canto suo, ha confermato gli attacchi, precisando che sono stati colpiti “nove tra siti terroristici e rampe di lancio” disseminate lungo l’intera Striscia, e che ieri da Gaza sono stati scagliati 25 tra razzi e salve di mortaio. Uno dei razzi non ha raggiunto il bersaglio e si è abbattuto al suolo nei pressi di Beit Hanoun, nel nord-est, ferendo cinque civili.
Domenica 6 luglio, sono stati arrestati dai servizi di sicurezza israeliani i presunti responsabili della morte di Mohammad Abu Khdeir, il ragazzo palestinese di Gerusalemme est ‘bruciato vivo’. E ci sono “forti indicazioni – ha spiegato il portavoce della polizia – di un caso nazionalistico”. Forse una vendetta dopo il rapimento e l’uccisione dei tre ragazzi israeliani, studenti di un seminario rabbinico in un insediamento di coloni vicino a Hebron.
Al padre del ragazzo palestinese ucciso il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha espresso oggi “lo shock dei cittadini israeliani e mio per il terribile omicidio di suo figlio”. E ha aggiunto: “L’assassinio di suo figlio è spregevole e inaccettabile per ogni persona. Ci siamo mossi immediatamente per trovare i colpevoli che saranno portati in giudizio e perseguiti a pieno peso dalla legge. Respingiamo ogni comportamento violento”.