È arrivato anche Ferzan Ozpetek a Valle Piana e dal palco del Giffoni ha rivolto il suo invito al premier Matteo Renzi.
“Aspetto di vedere cosa farà Renzi per i diritti civili: non mi riferisco solo ai diritti degli omosessuali, ma ai diritti di tutti coloro che vogliono formalizzare la loro convivenza. Bisognerebbe considerare le persone dalla vita in su e non dalla vita in giù”.
Insomma, la rassegna si amplia anchea tematiche non direttamente attinenti il settore cinematografico. E questanno, in cui la manifestazione ha per motto “Be different”, il regista che è approdato a Salerno raccontando come e perché tende a sviscerare nei suoi film il tema della diversità, così come accadde nel 2001 con “Le fate ignoranti”. “E’ stato un film di rottura racconta il regista – Ricordo che la distribuzione voleva attendere prima di mandarlo nelle sale perchè c’era il timore che lo vedessero solo i gay e invece sono state tante le famiglie a cui e’ piaciuto. Credo abbia segnato un cambiamento culturale”.
Quanto alla rassegna di Venezia, Ozpetek dichiara di avere un certo timore perché il pubblico del Festival è da un lato passionale e dalllatro molto critico: “Molti vanno lì con l’intenzione di attaccare il cinema italiano”. Quest’anno a Venezia ci sono tre film italiani in concorso. “Ho imparato che bisogna essere low-profile e non come feci io la prima volta, arrivando in laguna su una barca insieme a Isabella Ferrari”, dice il regista, che sta lavorando all’adattamento cinematografico del suo romanzo d’esordio “Rosso Istanbul”.
Il film “si chiamerà Red Istanbul e del libro resteranno solo l’ambientazione ( sarà girato nella capitale turca) e il personaggio principale, perchè non voglio ripetermi. Ho da poco iniziato a scrivere anche il mio secondo libro: per ora ho buttato giù le prime 20 pagine ma fanno schifo. Nonostante stia al secondo, non mi sento uno scrittore”.
Tra gli attori con cui gli piacerebbe lavorare, “sicuramente Sabrina Ferilli, con cui non sono ancora riuscito a incrociarmi sul set, e Carlo Verdone, che penso sia spesso sottovalutato”.