Roma. La Dda di Reggio Calabria ha chiesto il giudizio immediato per l’ex ministro Claudio Scajola, Chiara Rizzo e Martino Politi.
Tutti e tre sono ai domiciliari perchè sospettati di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, l’ex deputato di Forza Italia condannato in via definitiva a 5 anni – pena ridotta a 3 in Cassazione – per concorso esterno in associazione mafiosa.
La Dda di Reggio Calabria, da quanto si apprende da fonti giudiziarie, nella richiesta al gup di giudizio immediato non avrebbe contestato l’aggravante mafiosa prevista dall’art. 7.
L’aggravante era stata esclusa dal gip Olga Tarzia che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita l’8 maggio scorso dalla Dia reggina nei confronti di Scajola e di altre sette persone. Sui presunti rapporti con la ‘ndrangheta c’è stato poi il ricorso, in sede di appello, della Dda al Tribunale del riesame di Reggio Calabria.
Dopo due rinvii per motivi tecnici, l’udienza è stata aggiornata al primo ottobre. Scajola è accusato di avere cercato di sottrarre Matacena all’espiazione della pena attivandosi per farlo trasferire da Dubai, dove tuttora si trova, a Beirut, in Libano, ritenuto un Paese in cui è più difficile ottenere l’estradizione.
La stessa accusa è contestata anche a Chiara Rizzo, moglie di Matacena, e a Politi, factotum dell’ex politico, che dalla Dda sono ritenuti responsabili anche di avere cercato di mascherare il capitale di Matacena onde sottrarlo a eventuali sequestri.