Processione in Calabria, la Madonna “si inchina” al boss

di Redazione

 Reggio Calabria. La statua della Madonna che fa “l’inchino” davanti alla casa di un boss della ‘ndrangheta. I carabinieri che per protesta si allontanano dalla processione. È successo nella frazione Tresilico di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria.

Un fatto non nuovo nella regione, ma che fa ancora più rumore perché arriva ad appena quindici giorni dalla condanna che, proprio durante la sua visita in Calabria, Papa Francesco aveva lanciato contro i mafiosi. E mentre amministratori locali e uomini di Chiesa prendono le distanze dall’accaduto, Angelino Alfano commenta: “Deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi”.

A raccontare quanto successo a Oppido Mamertina è stato il Quotidiano della Calabria. Il giornale riporta che la processione si è fermata per mezzo minuto davanti all’abitazione di Peppe Mazzagatti, 82 anni, condannato all’ergastolo per omicidio e associazione per delinquere di stampo mafioso e ai domiciliari per motivi di salute.

A quel punto, in segno di dissenso, il comandante della stazione dei carabinieri di Oppido Mamertina si è allontanato e ha fatto cenno ai suoi di fare lo stesso. Altri due carabinieri hanno documentato quanto stava accadendo e gli esiti dei loro appunti sono confluiti in una relazione di servizio che sarà inviata alla Procura di Palmi e alla Dda di Reggio Calabria. Mazzagatti è ritenuto uno dei principali protagonisti di una delle più sanguinose faide della ‘ndrangheta di Oppido Mamertina, verificatasi negli anni ’90.

Angelino Alfano si è complimentato con i carabinieri che hanno preso le distanze da quelli che il ministro dell’Interno giudica “atti incommentabili”. “La lotta a tutte le mafie – ha dichiarato – è anche nei comportamenti di chi si oppone ad antiche servitù e soggezioni di chi le omaggia ed è anche in chi prende le distanze da deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi di chi soggiace alle loro logiche di violenza”.

La presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha telefonato al maresciallo Andrea Marino per ringraziarlo per la lealtà alle istituzioni e il senso dello Stato dimostrati. “Quanto è avvenuto – ha detto – sconcerta e addolora e la Commissione antimafia intende approfondire i fatti”.

Duro è anche il commento del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, secondo il quale il gesto compiuto è “un vero e proprio atto di sfida alle parole di scomunica pronunciate da Papa Francesco. Bene il comportamento dei carabinieri, ora la Procura farà il suo lavoro”.

“Ai malavitosi si sono inchinati coloro che portavano la statua e non certo la Madonna”, ha detto il vescovo di Cassano allo Jonio e segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino. Sulla vicenda ha espresso parole di dura condanna anche il vescovo di Oppido-Palmi perché, ha detto, si tratta di “un fatto grave. Faremo chiarezza fino in fondo e prenderemo provvedimenti”.

Più cauto il sindaco di Oppido, Domenico Giannetta: “Se ci sono stati gesti non consoni siamo i primi a prendere le distanze ma ci pare che durante la processione è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni, con la Vara rivolta verso una parte del paese”.

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