Roma. Fallisce lultimo tentativo di mediazione per la tagliola complicando il percorso delle triforme al Senato. Stamane, quando in Aula è ripresa la discussione sulla revisione della Carta costituzionale, va al microfono Vannino Chiti, leader riconosciuto dei dissidenti del Pd.
Elenca una serie di proposte che equivalgono ad una mano tesa: concentrare il dibattito su alcuni temi precisi, tra cui le modalità di elezione del Senato, il numero dei deputati e limmunità, quindi ridurre gli emendamenti a una decina e poi rinviare alla prima settimana di settembre il voto finale sul ddl riforme.
Il suo partito non fatica molto a dare ufficialmente il via libera allidea. Ma già Forza Italia lancia avanza subito i primi distinguo. Dice sì ai tempi suggeriti, ma mette subito in chiaro che non potranno essere toccati i termini dellaccordo tra Renzi e Berlusconi.
Lasciando intendere che tra questi bisogna mettere anche lItalicum. Pronta la risposta di M5S, Lega e Sel. Il primo a rispondere, mille miglia lontano da Roma, è Beppe Grillo. Il M5S è pronto a lasciare il Parlamento se dovesse passare una riforma che preveda il Senato non elettivo, chiarisce: Rimarremo ancora fino a quando sarà possibile cercare di impedire il colpo di Stato con leliminazione del Senato elettivo. Dopo, se questi rottamatori della Costituzione non ci lasceranno scelta, ce ne andremo.
Vogliamo risposte concrete da Renzi o qua nessuno va in ferie, avverte il capogruppo della Lega al Senato Gian Marco Centinaio. Sel, da parte sua, si prende un paio dore prima di affiancarsi formalmente agli irriducibili.
Dire togliete gli emendamenti e poi discutiamo è una condizione irricevibile spiega Nicola Fraoianni, che esprime apprezzamento per liniziativa di Chiti ma spiega come sia impossibile trattare con chi insulta. Il riferimento è ai gufi, frenatori e rosiconi che popolano il lessico politico del Presidente del Consiglio. Nel frattempo fallisce anche una seconda mediazione personale del Presidente del Senato.