Bancarotta, arrestati due coniugi ricercati: vivevano in uno yacht a Gaeta

di Redazione

 Caserta. Accusati di concorso in bancarotta, per una vicenda risalente agli anni ’90, si erano resi irreperibili da qualche settimana dopo una condanna definitiva inflitta dal tribunale.

Fino alla tarda mattinata di martedì quando la squadra mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco, in collaborazione con il commissariato di Gaeta, ha arrestato Giovanni Sandomenico, 66 anni, e la moglie Margherita Giovanna Casale, entrambi residenti a Caserta, che avevano trovato rifugio di lusso a Gaeta, in uno yacht.

I due erano colpiti da un ordine di carcerazione, emesso il primo agosto scorso dalla Procura di Napoli, dovendo espiare una condanna definitiva, rispettivamente, a 5 anni di ed a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Avevano fatto perdere le loro tracce nell’imminenza dell’emissione del provvedimento restrittivo. Vani, inizialmente, erano risultati i tentativi dei poliziotti di rintracciarli presso la loro abituale residenza e quella dei loro più stretti congiunti. Era stata quindi avviata una scrupolosa indagine finalizzata ad individuare i luoghi dove i due potevano avere trovato rifugio.

L’attenzione degli investigatori si concentrava sul territorio di Gaeta, dove la famiglia dei due ricercati era solita trascorrere le vacanze, per cui aveva inizio una sistematica attività sul territorio, nel corso della quale i poliziotti si camuffavano da normali vacanzieri in bermuda e ciabatte, anche perché era stata acquisita la notizia che i coniugi disponevano di una grossa imbarcazione da diporto a bordo della quale potevano aver trovato rifugio. Per tale motivo, nei giorni scorsi, erano stati effettuati controlli presso tutti i porti turistici ed i cantieri navali ubicati lungo il litorale del comune rivierasco, controllando i registri conservati dai gestori.

Lo sforzo investigativo aveva successo nella prima mattina di martedì. Infatti, i poliziotti, individuavano l’imbarcazione – un cabinato con sei posti letto, intestato ad una società con sede legale in Inghilterra, munito di due potenti motori da 900 cavalli ciascuno, confuso tra oltre 250 scafi – ancorata in una delle darsene prossime al centro cittadino. Immediatamente, una squadra vi saliva a bordo constatando però che l’imbarcazione era vuota, sebbene vi fossero tutte le tracce della presenza attuale di due o più persone: giornali di recentissima pubblicazione, frigo e dispensa pieni, capi di abbigliamento ed effetti personali. Pertanto, i poliziotti, richiuso il natante, si appostavano tra i moli e le altre imbarcazioni, in attesa che i ricercati vi ritornassero. Dopo circa tre ore di attesa, effettivamente, la coppia tornava all’attracco, trovando ad attenderla i poliziotti che, nel frattempo, avevano anche individuato nel parcheggio riservato ai diportisti un’autovettura nella loro disponibilità, intestata ad un prossimo congiunto.

I coniugi, che si erano allontanati per una lunga passeggiata nella prima mattinata, venivano arrestati ed accompagnati, rispettivamente, alla casa circondariale di Cassino e al carcere femminile di Pozzuoli. La condanna dei Sandomenico si riferisce ad una lunga vicenda giudiziaria, iniziata negli anni ‘90, che aveva riguardato la “Sige Ferroviaria” di Casagiove, grossa impresa metalmeccanica che operava nel settore della manutenzione di veicoli ferroviari.

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