Gasdotto Snam, è protesta nel Cilento

di Redazione

 Salerno. Si chiama “Metadonotto Iniziativa Sealine Tirrenica” e il suo percorso prevede la partenza da Monforte San Giorgio, in provincia di Messina, e l’arrivo a Policastro Bussentino, frazione di Santa Marina, in pieno Cilento.

E’ il nuovo progetto di gasdotto della Snam, a cui si oppongono gli enti locali. La nuova megastruttura prevederebbe un percorso che passa per lunghi tratti nella zona costiera e anche nel sottoterra di numerose reti stradali, con una pressione vicina ai 250 bar.

Una quantità enorme, basti pensare che la pressione delle gomme delle nostre automobili è vicina ai due bar e mezzo. La rete prevede il passaggio in pieno Parco del Cilento, degli Alburni e di Vallo del Diano, dove vige il divieto di condutture superiore a trenta bar. Istituzioni e cittadinanza chiedono di adottare una linea totalmente interna, dove basterebbe una pressione di 75 bar onde evitare rischi per tutta la costa meridionale a fortissima vocazione turistico – balneare.

Domenica 24 agosto si terrà una manifestazione di protesta alla foce del fiume Bussento per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Ai nostri microfoni spiega le ragioni del veto il consigliere regionale Giovanni Fortunato, che da anni conduce la battaglia in quanto rappresentante politico del Comune di Santa Marina, di cui è presidente del Consiglio comunale.

“Non siamo contrari alle infrastrutture, alle opere strategiche – spiega Fortunato – ma esiste già un percorso per il metano e non è il caso di crearne uno ex novo. Basterebbe ampliare quello già esistente, costerebbe almeno 10 miliardi in meno e sarebbe meno invasivo perché bastano 75 bar, su linee già solcate, mentre per il gasdotto previsto ne occorrerebbero 250”.

L’opera, infatti, dovrebbe comportare il passaggio del metanodotto in punti molto sensibili del sottosuolo e dovrebbe arrivare a Policastro Bussentino attraverso un percorso quasi interamente sottomarino per poi raggiungere il Vallo di Diano risalendo lungo il Bussento. Il tracciato ipotizzato, che si dovrebbe sviluppare appunto in un percorso in gran parte via mare, comporta la necessità di prevedere una pressione interna alle tubazioni di portata prossima ai 250 bar lungo le aree vulcaniche e sismiche del basso Tirreno.

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