Roma. “I giornali di agosto sono pieni di progetti segreti del governo. Talmente segreti che non li conosce nemmeno il governo. #nonesiste #maddeche”.
Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, interviene su Twitter commentando le indiscrezioni sui piani del governo sui vari dossier aperti che dovranno essere affrontati alla ripresa dopo le ferie.
Una bacchettata, quella di Renzi, che si riferisce forse al presunto prelievo di un miliardo dalle superpensioni (oltre 3500 euro) a sostegno di quei lavoratori che altrimenti rischiano di entrare fra gli esodati e che arriva dopo la smentita sulla trattativa con Bruxelles per strappare all’Unione europea un allentamento delle regole di bilancio e sforare il vincolo del 3%.
Propriolunedì 18 agosto Palazzo Chigi ha smentito con decisione le indiscrezioni sul possibile dimezzamento allo 0,25% dell’obbligo imposto ai paesi meno virtuosi di ridurre dello 0,5% annuo il saldo di bilancio strutturale, ovvero il rapporto tra il Pil reale e il Pil potenziale al netto del ciclo economico e delle una tantum.
E prima della pausa agostana Renzi aveva assicurato: nessuna manovra correttiva, nessun aumento di tasse e tutto nel rispetto del fatidico parametro del 3%. Ma la pausa agostana non ha bloccato le voci, complici i dati Istat e le parole di Mario Draghi, ed oggi fonti di Palazzo Chigi smentiscono le notizie che giungono dall’asse Roma-Bruxelles. “Non è in corso alcuna trattativa né pubblica né ‘segreta’ con l’Europa e neppure alcun piano taglia debito” spiegano dal governo. E a corollario aggiungono che “l’Italia farà la sua parte come più volte ribadito dal premier, rispettando il vincolo del 3%”.
Insomma, “non esiste un problema Italia in Europa: esiste un problema dell’eurozona che l’Italia contribuirà ad affrontare”. Perché se è vero che l’Italia piange, certo Bruxelles non ride, come dimostrano i dati dei conti pubblici francesi e tedeschi. Segno che il premier intende fare perno sul rischio crisi che sfiora tutti i paesi dell’Eurozona, compresa la locomotiva tedesca, per arrivare a una ridefinizione complessiva della valutazione dei conti dei singoli Paesi. E molto probabilmente, più che qualche ‘spicciolo’ concesso come sconto all’Italia dalla attuale commissione guidata da Barroso con l’occhio severo di Olli Rehn, da Roma sperano di rinegoziare l’intera architettura dei conti pubblici europei con la nuova commissione, che si insedierà dopo, e non prima, il varo della legge di stabilità.
Ma per adesso il premier è concentrato sui conti pubblici italiani. Una manovra di 16 miliardi di tagli alla spesa pubblica, grazie anche alla spending review è già stata messa in cantiere. Molti temono l’arrivo di nuove tasse, ma palazzo Chigi smentisce di nuovo: “l’Italia rispetterà il 3%, e senza aumentare le tasse”. La scommessa, infatti, è di riuscire a far ripartire l’economia con nuovi investimenti, soprattutto stranieri, nuove assunzioni, taglio della spesa pubblica e nuove infrastrutture. L’ennesima scure fiscale, ormai è chiaro a tutti, potrebbe solo deprimere ulteriormente i consumi già agonizzanti. Resta aperto il capitolo pensioni, a cui si sta lavorando al ministero dell’Economia, ma su quel fronte il dibattito è appena avviato.