Roma. Tutto deve essere pronto per l’8 agosto, come era stato promesso dal premier Matteo Renzi. Il Senato, quindi, si prepara allo sforzo finale: seduta no stop fino a notte fonda.
O meglio: fino a quando non verrà espletato l’esame di tutti gli emendamenti ancora pendenti. Domattina, per l’appunto, si partirà dalle dichiarazioni finali di voto per il via libera definitivo al ddl Boschi. Giovedì allora spazio agli ultimi ritocchi della Carta. Viene inserito il doppio quorum per i referendum abrogativi (se le firme presentate sono 500mila, il quorum è 50% più uno degli aventi diritto; se sono 800mila, quorum è la maggioranza dei votanti); per le leggi di iniziativa popolare invece di firme ne serviranno 150mila.
Invece i disegni di legge del governo godranno di una corsia privilegiata per essere esaminati dalle Camere. In compenso l’istituto referendario subirà una radicale trasformazione, assumendo anche un carattere propositivo e d’indirizzo, cosa finora esclusa dall’attuale testo costituzionale.
Ridotto il potere di intervento legislativo del Senato, limitato solo ad una serie di casi precisi (sulla tutela delle minoranza linguistiche, ad esempio). Ma la Camera avrà l’ultima parola sulle leggi di bilancio.
Tra una votazione e l’altra, la polemica contro i pianisti. Solleva il caso il capogruppo grillino, Vito Petrocelli, che riferisce al presidente Grasso di aver visto “delle palline inserite” per far risultare il voto anche in assenza del senatore, “nei banchi di Forza Italia”. Segue immediata richiesta del Movimento Cinque Stelle di invalidare tutte le votazioni. Richiesta respinta dalla Presidenza.
Senato, scontro tra M5S e Grasso |
Sul caso interviene anche il leader del Movimento, Beppe Grillo. “Vergogna. Questo video non merita altri commenti”, scrive su Twitter rimandando a un post di Vito Crimi sul suo blog e a un video in cui vengono denunciati pianisti in azione sul ddl riforme.
Poco dopo la polemica per i pianisti, il presidente Grasso ha espulso temporaneamente dall’Aula il senatore grillino Stefano Lucidi per intemperanze. “Visto che è imbavagliato, si accomodi fuori”, ha detto Grasso sospendendo la seduta. “Da ora in poi chi interrompe i lavori sarà fuori. Questo è chiaro”, ha aggiunto il presidente alla ripresa dei lavori.
Intanto, la Camera ha dato il sì definitivo al decreto legge sulla Pubblica amministrazione. I voti a favore sono stati 303, 163 i contrari, 9 gli astenuti. La riforma della Pa è passata in entrambi i rami del Parlamento con tre fiducie in una settimana accompagnata da polemiche per la cancellazione della norma che reintroduceva la cosiddetta quota 96, che avrebbe consentito il pensionamento anticipato di 4mila docenti bloccati dalla riforma Fornero.