Sabina Guzzanti a Venezia: “Trattativa è inattaccabile”

di Emma Zampella

 È convinta e determinata del valore del suo ultimo film “Trattativa” e a chi le chiede se teme le critiche, l’attrice e regista risponde: “Se mi aspetto polemiche o attacchi? Il film, purtroppo, è inattaccabile, per i contenuti straverificati e i fatti realmente accaduti”.

A parlare è Sabina Guzzanti che è arrivata al Lido di Venezia con il film fuori concorso, “Trattativa” che ricostruisce il rapporto tre Stato e Mafia. Dal film che porta la sua firma, se ne trae che le “istituzioni italiane hanno una gran paura della democrazia” e che spiega come, senza la trattativa Stato-mafia, avremmo avuto “un Paese diverso e migliore, e forse anche Falcone e Borsellino, che erano due uomini in gamba”.

“Quelli raccontati nel film, – continua ancora la Guzzani in conferenza stampa – sono fatti realmente accaduti, poi individuare di chi sia la responsabilità penale è un altro discorso”. “Napolitano – dice ancora – non può aprire nessuna polemica. Ogni parola del mio film che lo riguarda è stata controllata”. “Renzi – continua – sta riscrivendo con Berlusconi la Costituzione, mi auguro che guardi questo film e la smetta”. Un lavoro cinematografico che ha alle spalle un’intesa documentazione durata mesi e mesi. “Sono stati riascoltati processi che sono messi a disposizione di tutti gli utenti da Radio Radicale – ha spiegato ancora- ho avuto dei momenti di depressione, ma lo scopo di questo film è di mettere tutti in grado di capire di cosa si parla, perché si tratta di fatti che hanno cambiato il corso della nostra democrazia”.

Un film che come spiega la sceneggiatrice e resgista serve a capire, cone le spiegazioni concrete, perché l’Italia è cambiata così tanto e così in fretta. “Se gli italiani conoscessero bene questi fatti e non in modo generico si renderebbero conto che quelle stesse istituzioni e quella stessa classe dirigente che e’ ancora al comando”, ha attaccato Guzzanti.

La conclusione che si ricava, insomma, è che “le istituzioni italiane nei momenti difficili hanno sempre scelto un’altra strada, come durante l’epoca delle stragi”, evitando la democrazia e “prendendo decisioni convincendoci che sono per il nostro bene”. Per la regista, poi, c’è una differenza fra la verità processuale e quella sostanziale: “il processo serve a trovare un responsabile penale del fatto”, ma anche se non si arrivasse a una condanna, “non vuol dire che noi non possiamo supporre o presupporre”.

Nel fare ‘La Trattativa’, presentato oggi fuori concorso alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia, Sabina Guzzanti non ha “mai pensato di fare solo un documentario”. A spiegarlo la stessa regista, secondo cui la formula mista, con una parte di finzione e una documentale, “è stata la svolta nella scrittura del film”, perché “consente agli attori una recitazione un po’ brechtiana che è importante per il film, perche continuamente ricordiamo che e’ punto di vista di questo o quel testimone”. “Tutt’ora non saprei come altro raccontare questa vicenda senza questa formula, che permette di introdurre anche dei ragionamenti”, ha aggiunto, rivelando di aver preso spunto da un cortometraggio di Elio Petri, presente anche nelle note di regia, in cui recitava Gian Maria Volonte’, citato nel film.

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Redazione
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