Roma. La Commissione Ue ha pubblicato la decisione con cui chiede a Irlanda e Lussemburgo maggiori informazioni sui regimi fiscali considerati agevolati che hanno applicato rispettivamente ad Apple e a Fiat Finance e Trade.
“Il nostro successo in Europa e in tutto il mondo – risponde Cupertino – è il risultato di duro lavoro e innovazione da parte dei nostri dipendenti, non deriva da alcun accordo speciale con il governo. Apple non ha ricevuto alcun trattamento particolare da parte dei funzionari irlandesi nel corso degli anni”.
Per Bruxelles tali esenzioni “non rispettano il principio di concorrenza” e “al momento la Commissione non dispone di alcun elemento che indichi che la misura possa essere compatibile con il mercato interno” e quindi sarebbero aiuti di Stato illegali. Per questo chiede alle autorità di chiarire i dubbi elencati nella decisione pubblicata oggi nei dettagli e ricorda che “tutti gli aiuti illegali potranno essere oggetto di recupero”.
La pubblicazione della decisione non-confidenziale sul sito web della Commissione è solo una nuova tappa dell’indagine che l’antitrust Ue ha aperto a giugno scorso su Irlanda, Lussemburgo e Olanda per verificare se le norme fiscali ad hoc applicate a tre multinazionali (Apple, Fiat Finance e Starbucks) sono in linea con le leggi europee che proteggono la concorrenza e il mercato unico. La decisione relativa a Starbucks in Olanda ancora non è pronta.
La prossima tappa è poi la pubblicazione, tra qualche settimana, sulla Gazzetta ufficiale. Da quel momento le parti in causa (le due aziende e le autorità irlandesi e lussemburghesi) hanno un mese di tempo per dare le risposte alle contestazioni mosse e ai dubbi dell’antitrust che vuole capire se e quanto le imprese hanno risparmiato in tasse grazie ad accordi o al regime speciale che i due Stati hanno loro accordato per trattenerle e garantirsi i loro investimenti. La Commissione dovrà poi analizzare le risposte e prendere la sua decisione finale: se constaterà la violazione delle norme sugli aiuti di Stato può chiedere agli Stati di recuperarli dalle due aziende, che sarebbe di fatto una maxi-multa per entrambe.
“Siamo soggetti – si legge nel comunicato di Apple – alle stesse leggi fiscali a cui si assoggettano innumerevoli altre aziende che operano in Irlanda. Apple è orgogliosa della sua lunga storia in Irlanda e delle 4.000 persone a cui abbiamo dato lavoro a Cork. Sin da quando l’iPhone fu lanciato nel 2007 – conclude Apple – i nostri versamenti al fisco, in Irlanda e in tutto il mondo, sono aumentati di dieci volte. Per continuare questo tipo di crescita e i benefici che porta alle comunità in cui lavoriamo e viviamo, crediamo che sia assolutamente necessaria una riforma profonda della corporate tax”.