Pd, Renzi crea la nuova segreteria: 8 donne e 7 uomini

di Redazione

 Roma. 8 donne e 7 uomini per la nuova segreteria che Matteo Renzi convoca per giovedì mattina “ai soliti orari antelucani”.

Ecco la squadra proposta dal premier: Filippo Taddei (che già adesso è il responsabile economia della segreteria nazionale del Pd), il deputato Enzo Amendola, il senatore Giorgio Tonini, l’ex sindaco di Marzabotto (ora deputato) Andrea De Maria, il deputato e architetto Emanuele Fiano, il deputato e avvocato David Ermini e il deputato e avvocato Ernesto Carbone, annuncia Matteo Renzi alla Direzione del Pd.

La squadra femminile: la deputata e broker Stefania Covello, la deputata e urbanista Chiara Braga (riconfermata), la deputata Micaela Campana, la giornalista e senatrice Francesca Puglisi, la giornalista e deputata Alessia Rotta, la deputata Lorenza Bonaccorsi, la giovanissima deputata Sabina Capozzolo (classe ‘86), la 31enne deputata Valentina Paris, la precaria che ha preso più voti del sindaco alle primarie di Avellino.

Tra gli uomini “alcuni lo scoprono solo adesso” – ha precisato Renzi, che solo giovedì annuncerà le diverse deleghe. “Debora (Serracchiani, ndr) e Lorenzo (Guerini, ndr) continueranno a fare Albano a Romina, come vengono chiamati da Bonaccini nella chat della segreteria”, specifica il premier. Ovvero i vicesegretari, il ruolo che ricoprono da dicembre 2013.

Escono di scena, invece, Stefano Bonaccini, coinvolto nel caso “spese pazze” dell’Emilia Romagna, i ministri Maria Elena Boschi, Federica Mogherini e Marianna Madia, i deputati Davide Faraone e Alessia Morani, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, Francesco Nicodemo (ex responsabile della comunicazione), l’europarlamentare Pina Picierno.

“Ho fatto la proposta di una gestione unitaria” del Pd, ha detto Renzi, “Cuperlo ha detto plurale: è un termine che per me va bene. Il 41% impone di non fare da soli, è fondamentale portare avanti quanto abbiamo promesso altrimenti il 41% cambia idea con la stessa velocità con cui fa zapping davanti alla tv. È un consenso non dato per sempre ma volubile e non possiamo permetterci che se ne vada”.

“Nessuno può pensare che quel consenso non nasca da una storia condivisa. Stiamo cercando” una gestione unitaria “anche nelle singole regioni”. Niente “autogol” sulle primarie in Emilia-Romagna. Renzi, dal palco della direzione nazionale dem, mette in guardia i pretendenti del dopo-Errani, che si giocheranno la candidatura a presidente il prossimo 28 settembre. “In Emilia-Romagna – afferma Renzi in un passaggio della sua relazione di fronte alla platea dem – non c’è stato il tentativo di violare le regole interne del Pd, si è discusso di come arrivare alla candidatura migliore”.

In seguito si sono scelte le primarie e “del tutto liberamente alcuni candidati che avevano annunciato la candidatura non si sono candidati e altri lo hanno fatto. Quello che per me è fondamentale è il principio garantista che ho espresso nel momento in cui ho scelto Stefano Bonaccini come guida del mio comitato elettorale nelle primarie contro Gianni e Pippo”, cioè Cuperlo e Civati. In quel momento Bonaccini, ricorda Renzi, “aveva un rinvio a giudizio”, per abuso d’ufficio per il caso Chioscopoli a Modena.

“Per me la dignità e la libertà di un uomo è quella basata sulla Carta Costituzionale. Stefano è stato assolto”, sottolinea il premier. Secondo Renzi “bisogna imparare a dire che noi siamo garantisti sempre, se Matteo (Richetti, ndr) ha scelto di non candidarsi io lo rispetto, i suoi motivi saranno più che apprezzabili. Se Stefano e Roberto Balzani hanno scelto di candidarsi, che vinca il migliore e che giochino una partita leale e onesta come noi sappiamo fare”.

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