Brucia scarti di lavorazione nella sua azienda, arrestato imprenditore

di Redazione

 Caserta. E’ stato colto in flagranza mentre bruciava rifiuti speciali all’interno di un’azienda del settore nautico a Villa Literno.

Per il titolare D.C., 45 anni, è scattato l’arresto mentre la moglie, comproprietaria dell’azienda, è stata denunciata a piede libero per smaltimento illegale di rifiuti. A intervenire sull’ennesimo “rogo tossico” gli agenti del Corpo forestale dei comandi provinciali di Caserta e Napoli e del gruppo di lavoro “Terra dei Fuochi”.

Dopo la segnalazione giunta da una pattuglia impegnata nell’attività interministeriale di mappatura dei terreni agricoli della Regione Campania, gli agenti intervenivano sul posto bloccando l’uomo mentre il fuoco divampava e nell’aria si sprigionava un fumo scuro, dall’odore acre e nauseabondo.

I forestali, coordinati e diretti dai commissari capo Marilena Scudieri e Pietro Alvino, responsabili operativi del gruppo di lavoro “Terra dei Fuochi”, accertavano che l’uomo aveva utilizzato un accendino di colore blu per appiccare il fuoco, con l’evidente scopo di disfarsi dei rifiuti industriali prodotti durante la fase di produzione. La combustione avveniva all’interno di un contenitore in ferro, costituito da una gabbia delimitata da tre pannelli forati in lamiera, colmo di scarti di lavorazione, riconducibili all’annessa attività dell’opificio.

Grazie all’intuito investigativo, non sfuggiva ai forestali che la combustione si alimentava più agevolmente per mezzo dell’aria che passava attraverso le diverse fessure laterali dei pannelli e sul fondo del contenitore, per cui era evidente che la tipologia costruttiva del contenitore stesso faceva ritenere che tale attività fosse abilmente preorganizzata, consueta e continua.

I materiali andati in fiamme venivano opportunamente caratterizzati dal personale dell’Arpac di Caserta e risultavano essere costituiti da residui di legno, trucioli e listelli ammassati unitamente a pannelli verniciati, imballaggi metallici e di plastica.

Sul posto, inoltre, erano presenti anche due dipendenti della falegnameria, escussi a sommarie informazioni testimoniali nell’immediatezza del fatto. Schiaccianti le dichiarazioni rese da uno dei due: “È stato il proprietario ad appiccare il fuoco…con un accendino…gli avevo detto di non farlo”. Dunque, anche l’accendino, consegnato spontaneamente dall’arrestato alla Forestale, veniva posto sotto sequestro.

Ed ancora, sull’area del piazzale, attiguo al contenitore in cui si sprigionava il rogo, si rinveniva un cassone scarrabile, quasi pieno per la sua capacità di contenimento, costituito da rifiuti urbani indifferenziati, scarti di legno, plastica, carta e cartone, oggetti ferrosi, rifiuti elettromagnetici; un cumulo di imballaggi metallici, costituiti da barattoli vuoti di vernice, solventi ed altri materiali utilizzati per l’attività e diversi sacchi di segatura: il tutto selvaggiamente posto alla rinfusa, manchevole dei dovuti accorgimenti previsti dalla legge.

L’opificio veniva posto sotto sequestro in quanto privo di qualsivoglia autorizzazione per l’esercizio dell’attività: registro di carico e scarico, contratto di smaltimento di rifiuti, piano prevenzione incendi, modello organizzativo aziendale ed altro.

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