Il Tar accoglie il ricorso: De Magistris torna a fare il sindaco

di Gabriella Ronza

 Napoli. Luigi de Magistris torna in carica come sindaco di Napoli. Il Tar Campania ha bloccato la sospensione scattata lo scorso 1 ottobre per la legge Severino dopo che l’ex pm aveva sollevato dubbi di legittimità costituzionale.

Così, la prima sezione del tribunale amministrativo, presieduta da Cesare Mastrocola, ha inviato gli atti alla Corte Costituzionale per “non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale”. Sulla sua pagina Facebook il sindaco ha scritto due righe per commentare la sentenza del Tar:“Torno, con ancora più energia e passione, ad essere il Sindaco, a tutti gli effetti, della mia amata Napoli”.

Un anno e tre mesi di reclusione ciascuno, con sospensione condizionale della pena e non menzione sul casellario giudiziale. E’ la condanna che, lo scorso 24 settembre, la decima sezione penale del tribunale di Roma ha inflitto a de Magistris, e al consulente informatico Gioacchino Genchi, accusati di concorso in abuso d’ufficio per aver acquisito illegittimamente, nell’ambito dell’inchiesta calabrese“Why Not”i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza la necessaria autorizzazione delle Camere di appartenenza. Per la procura, de Magistris ebbe il solo torto di concedere nel 2007 carta bianca a Genchi, il cui incarico era finalizzato a portare alla luce il giro di relazioni e rapporti desumibili dalla rubrica telefonica (che conteneva migliaia di numeri) riconducibile all’imprenditore Antonio Saladino, al centro dell’inchiesta “Why Not”.

“In questo modo – aveva detto in sede di requisitoria il pm Felici – de Magistris si è di fatto consegnato allo stesso Genchi al punto che il consulente tecnico è andato oltre il suo ruolo e si è trasformato in investigatore (essendo pure un funzionario della polizia di Stato), disponendo i decreti di acquisizione di atti che il pm firmava con non troppa attenzione. E Genchi, che da 15 anni faceva questo lavoro, non poteva non sapere che occorresse un via libera del Parlamento per indagare sulle utenze di politici, come ProdiMastellaRutelliMinniti,Gentile, Gozzi ePittelli“.

Secondo il pubblico ministero, “Genchi, negli anni, si era costruito un database pieno di informazioni, creando un bagaglio di conoscenze enorme, sapeva vita, morte e miracoli dei politici, le loro abitudini. Ma al di là di quell’agenda telefonica di Saladino non c’era alcun altro indizio che giustificasse il coinvolgimento di parlamentari”.

La conclusione, per il rappresentante dell’accusa, era una sola: “Tutta l’operazione di acquisizione illecita dei tabulati è stata condotta e gestita da Genchi, complice anche la scarsa attenzione del pm, perchè era lui l’effettivo ‘dominus dell’indagine’, era lui a raccogliere dati e informazioni, era lui a selezionare e a valutare ciò che poteva essere utile all’inchiesta “Why Not”.

De Magistris, probabilmente, non sapeva del coinvolgimento di parlamentari né era consapevole che il suo consulente ci stesse lavorando sopra. Una conclusione, però, che non ha trovato d’accordo il tribunale.

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