Napoli. Per affrontare il rischio vulcanico del Vesuvio è necessario un percorso parallelo ai piani di emergenza, che abbia come obiettivo il diradamento della popolazione nelle aree a rischio. E questa lunica strada da percorrere per evitare un fiume di profughi alla disperata ricerca di alloggi e sostentamento.
Lo sostiene Francesco Peduto, presidente dellordine dei geologi della Campania, nella giornata sulla riduzione dei disastri naturali organizzata dallOrdine nazionale dei geologi. Peduto ha rilevato che tutto il territorio della Campania è classificato a rischio sismico e che, su 551 comuni, ben 129 ricadono in aree ad alto rischio e 360 in aree a rischio medio. In queste aree vive oltre il 90% della popolazione e ci sono circa 900.000 edifici pubblici e privati, tra cui 4.608 scuole e 259 ospedali: di queste strutture, ha sottolineato, piu del 70% non sono state costruite con criteri antisismici.
Il Vesuvio ha spiegato per ira gode di ottima salute. Per questo possiamo parlare con serenita delle cose che non vanno, a partire dal nuovo piano di evacuazione e di emergenza cui si dovrebbe affiancare un progetto per il diradamento delle popolazioni in quelle aree. Il problema, ha proseguito, sarebbe gestire nel momento dellemergenza 700mila persone che vivono nella zona rossa, ma la cifra arriverebbe a due milioni con quelli che vivono nelle aree circostanti, fino alle province di Avellino e Caserta. Si potrebbero pensare incentivi con posti di lavoro altrove.
Sulle costruzioni abusive nelle aree a rischio, Peduto ha detto che ci sono migliaia di edifici da controllare per verificarne la tenuta, ma anche la posizione, perché potrebbero trovarsi in territori a rischio idrogeologico.
Per lassessore alla Protezione civile della Campania, Eduardo Cosenza, ledilizia nella zona rossa è ferma da dieci anni e nello stesso periodo la popolazione è diminuita del 4-5%, un calo di circa 20.000 persone. E chiaro che si deve fare di più con politiche sullallontanamento, ma non è facile perché nessuno si vuole allontanare.
Per Cosenza, inoltre, labusivismo non sanato deve essere abbattuto senza pietà, ma gli edifici condonati devono essere messi in sicurezza. Cé chi dice che non si dovrebbe intervenire sui solai per paura che si possa approfittare per costruire altri manufatti abusivi, ma questo non può frenare la messa in sicurezza.
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