Stoccolma. Sono tre giapponesi i vincitori del premio Nobel per la Fisica, inventori del light emitting diode. Si tratta di Isamu Akasaki, Hiroshi Amano e dello statunitense di origine giapponese Shuji Nakamura, ingegneri e professori presso prestigiose università.
Menti brillanti che hanno collaborato alla creazione di diodi emettitori di luce blu, i cosiddetti LED, che permetterebbero di ottenere fonti di luce bianca a risparmio energetico.
Si tratterebbe di una luce rispettosa per l’ambiente, in grado di sfruttare le proprietà ottiche di più materiali. In realtà questo tipo di luce esisterebbe da decenni, ma i fisici avrebbero realizzato lampade e altri sistemi di illuminazione che consumerebbero pochissima energia elettrica, e che durerebbero anni, prima di richiedere una loro sostituzione.
Grande la sorpresa per i vincitori, non inseriti tra i favoriti. Forte la delusione per Peidong Yang, candidato per lo sviluppo del laser a nanofilo; e per Yoshinori Tokura, Ramamoorthy Ramesh e James F. Scott che, nel campo dei materiali ferroelettrici e multiferroici, avevano realizzato uninnovazione capace di aumentare memoria e prestazioni dei dispositivi elettromagnetici.
Candidati al Nobel anche Charles L. Kane, Laurens W. Molenkamp e Shoucheng Zhang, per le loro ricerche sugli isolanti topologici, materiale che internamente si comporta come un isolante elettrico ma che sulla superficie manifesta stati conduttivi; e Jacob Barnett, che ha proposto una riscrittura della relatività di Einstein.