Roma. Le riforme sul mercato del lavoro devono rendere più facile per le aziende “assumere giovani, non licenziarli, o almeno non licenziarli così facilmente”.
Parola di Mario Draghi che dai lavori del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a incalzare i governi all’azione, soprattutto sul lavoro. La riforma italiana (cioè il Jobs Act) – secondo Draghi – non si tradurrà in massicci licenziamenti perché dopo anni di recessione e la disoccupazione elevata, le aziende hanno già agito.
Mercoledì, in occasione del vertice Ue sulloccupazione che si è tenuto a Milano, il premier Renzi, poche ore prima che ilgoverno ottenesse la fiduciasul maxiemendamento allalegge delegadel Jobs Act, aveva incassatolapprezzamento dei leader europeiproprio sulla riforma del lavoro. E un passo importante aveva detto il cancelliere tedesco Angela Merkel. Nella serata di giovedì il presidente del Consiglio ha spiegato che non esclude di ricorrere alla fiducia anche alla Camera.
Intervenendo al Brookings Institute a Washington, il presidente Draghi ha poi osservato che la disoccupazione è un incentivo per i governi ad agire. Quelli che non agiscono “spariranno per sempre dalla scena politica perché non saranno rieletti”. I governi dellEurozona, ha proseguito Draghi, “sanno bene cosa devono fare” e “non hanno bisogno dei consigli della Bce. Devono semplicemente applicare le riforme strutturali specifiche per la loro nazione e, più vigorosamente lo faranno, più credibile diventerà un aumento della crescita potenziale e più rapida tornerà la fiducia di famiglie e imprese nell’Eurozona”. La politica non è un vincolo o una costrizione per la Bce, anche se “è ovvio che i membri del consiglio di direttivo provengono da paesi diversi e hanno diversi background”.
Assicurando che la Bce è pronta ad agire per spingere l’inflazione, Draghi ribadisce che i tassi resteranno bassi per un periodo lungo e difende le misure finora decise dalla Bce che hanno avuto un “forte impatto”. Soddisfatta delle azioni della Bce il direttore del Fmi, Christine Lagarde, che preme per ulteriori interventi, incluso l’acquisto di titoli di stato, nel caso in cui le prospettive di inflazione non migliorassero. Lagarde, come Draghi, ritiene importanti fare le riforme strutturali, no parlarne solo, soprattutto nell’area euro dove il rischio recessione è in aumento.