San Nicola la Strada. Per evitare di pagare anch’essi il pizzo, segnalavano al clan gli imprenditori edili da estorcere, facendo anche da intermediari e da collettori delle tangenti.
Gli agenti della squadra mobile di Caserta, diretta da Alessandro Tocco, hanno tratto in arresto tre imprenditori – i fratelli Franco e Sebastiano Minutolo, 47 e 45 anni, di San Nicola la Strada, Angelo Pontillo, 53, di Capodrise – insieme a Luigi Trombetta, 58 anni, già detenuto. Le accuse, a vario titolo, sono di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal fine di agevolare il clan Belforte di Marcianise.
Le indagini sono state suffragate da attività tecniche e dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, i quali, o per essere stati protagonisti diretti delle vicende delittuose in questione o per avere ricoperto ruoli apicali o comunque di assoluto rilievo all’interno del clan Belforte, hanno svelato le connivenze tra gli imprenditori arrestati, operanti nel settore della produzione e della commercializzazione di calcestruzzo, e il clan dei cosiddetti “Mazzacane”.
E’ emerso come i fratelli Minutolo e Pontillo, all’epoca dei fatti proprietari della società Co.Cem srl di Caserta, attiva nel settore del calcestruzzo, pur non essendo inseriti stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio camorristico, nel corso degli anni, avevano fornito allo stesso un concreto, consapevole e significativo apporto, segnalando ai vertici del clan le opere edilizie avviate sui territori soggetti alla sua influenza criminale e, quindi, gli imprenditori da sottoporre ad estorsione, fungendo poi da intermediari e collettori delle tangenti per conto dei Belforte e, riguardo al solo Pontillo, anche per il contrapposto clan dei Piccolo, alias i “Quaqquaroni.
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Peraltro, al fine di mascherare contabilmente il pagamento delle tangenti, gli stessi fornitori di calcestruzzo provvedevano ad emettere fatture per operazioni inesistenti in favore delle ditte delle vittime, “gonfiando” i costi rispetto alle effettive forniture di calcestruzzo, per consentire la creazione di “fondi neri” destinati al pagamento delle estorsioni. Per la loro disponibilità, il clan ripagava gli imprenditori collusi consentendogli di non pagare “il pizzo” e “consigliando” alle ditte estorte di rivolgersi a loro per le forniture di calcestruzzo.
Con il tempo, “il sistema” era divenuto così collaudato che gli imprenditori che avviavano nuove attività si rivolgevano “spontaneamente” ai fornitori di calcestruzzo contigui al clan, affinché gli indicassero i referenti dell’organizzazione che dovevano contattare per “mettersi apposto”, assumendo poi l’incarico di raccogliere i ratei estorsivi.
Le indagini, inoltre, hanno permesso di ricostruire anche una serie di condotte estorsive poste in essere dagli emissari del clan Belforte, tra i quali Luigi Trombetta, con l’intermediazione dei tre imprenditori: in particolare quella relativa alla realizzazione del “Centro Commerciale Campania”, per la quale la ditta appaltatrice fu costretta a versare una tangente di 450mila euro, divisa tra i Belforte ed il clan Zagaria, ed a concedere opere in subappalto in favore delle imprese di riferimento dei clan. E, ancora, le vessazioni subite da un imprenditore di Caserta impegnato nella realizzazione nel capoluogo di un complesso residenziale di 24 appartamenti ed alla costruzione di quattro capannoni industriali a Maddaloni.