Parkinson Progression Markers, progetto della Fondazione di Michael J. Fox

di Redazione

 Salerno. Trovare seicento volontari da “arruolare” per la ricerca, di cui un centinaio solo nel salernitano, dove si concentra un alto numero di soggetti che presentano la mutazione di un gene collegato allo sviluppo del Parkinson, l’Snca il gene che codifica la proteina sinucleina.

È l’obiettivo del Parkinson Progression Markers (Pomi), uno dei progetti della Fondazione Michael J. Fox, che, in vista della giornata mondiale dedicata alla malattia prevista sabato 29 novembre, rivolge un appello per aumentare il reclutamento di pazienti e volontari tra i residenti della provincia di Salerno. Lo scopo, quello di aiutare la ricerca a dare un volto genetico al Parkinson e creare così farmaci mirati ad un intervento precoce. La morte delle cellule neuronali all’origine del morbo, infatti, vede coinvolte almeno due mutazioni che riguardano il gene Snca e l’Lrrk2.

In particolare la prima mutazione è meno diffusa e, ad esserne particolarmente interessati, sarebbero alcuni specifici gruppi etnici.

Ad esempio ha una maggiore prevalenza nell’area campana e nella provincia di Salerno, specie di Contursi Terme, secondo i ricercatori, per via dell’antica colonizzazione greca. Di qui la ricerca di 100 volontari della zona che presentino la mutazione del gene Snca e malattia di Parkinson e 50 con la stessa mutazione ma sani.

“Abbiamo necessità di nuovi volontari – spiega Paolo Barone del centro per le malattie neurodegenerative dell’Università di Salerno – con mutazioni genetiche associate con il Parkinson, che monitoreremo per almeno cinque anni, con l’obiettivo di arrivare a identificare in tempi brevi un biomarcatore predittivo di malattia”.

Nel salernitano, prosegue l’esperto, “ci sono molte famiglie che ancora non hanno sviluppato la malattia pur avendo questo gene mutato”. L’ipotesi è che l’alterazione dell’alfa-sinucleina sia giunta qui attraverso i coloni della Magna Grecia, che vi si stanziarono intorno all’800 a.C. “I salernitani, a loro volta, hanno poi esportato la mutazione anche in America”.

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