Torino Film Festival, vince la Francia dei nomadi rom

di Gaetano Bencivenga

 

 Si è conclusa con il solito successo di pubblico e critica la 32esima edizione del Torino Film Festival, la rassegna dedicata al cinema indipendente internazionale e ai registi esordienti o semiesordienti, che ha confermato la sua alta qualità e la ricchezza dei titoli in cartellone.

Un’edizione dagli esiti non scontati, visto che era la prima da un decennio a non essere guidata da un cineasta di fama ma dalla bravissima ex vice direttrice Emanuela Martini, la quale ha saputo regalare una personalità rinnovata alla kermesse torinese portando a casa un eccellente risultato in termini di presenze (+5%).

La giuria, presieduta da Ferzan Ozpetek, ha assegnato il riconoscimento di miglior film (e la conseguente vincita di un assegno di 15 mila euro) al francese “Manges tes mortes” di Jean-Charles Hue, giunto alla sua opera terza, che già a Cannes aveva ottenuto il Premio Jean Vigo della “Quinzaine des Realisateurs”.

In effetti si tratta di una pellicola interessante, a tratti eccessivamente verbosa e concitata ma recitata alla grande, che narra la drammatica esistenza “on the road” di nomadi rom nella provincia francese alle prese con delicate questioni di famiglia quando uno dei loro membri viene rilasciato dalla prigione. Forse non il miglior titolo in concorso, ma comunque capace di raccontare un pezzo autentico di realtà europea costantemente alle prese con problemi di integrazione e multiculturalità.

A una commedia ungherese, non distante dal registro ironico, nevrotico e surreale del maestro del genere Woody Allen, intitolata “For Some Inexplicable Reason” dell’esordiente Gabòr Reisz sono stati consegnati il Premio Speciale della Giuria e quello del Pubblico. Migliori attori sono risultati gli israeliani Luzer Twersky e la sua partner Hadas Yaron (già Coppa Volpi a Venezia nel 2012), magnifici interpreti del canadese “Felix & Maria” di Maxime Giroux.

La Yaron ha condiviso il riconoscimento con Sisde Babett Knudsen, protagonista del britannico “The Duke of Burgundy” di Peter Strickland. Un po’ di tricolore nel palmares grazie alla sorprendente Eleonora Danco, autrice e protagonista di “N-Capace”, insignita di una meritata menzione speciale per il “linguaggio originale e sapientemente contaminato per raccontare uno status quo italiano di estremo degrado”. Premio Cipputi, infine, per il documentario “Triangle” di Costanza Quatriglio e premio Fipresci al transalpino “Mercuriales” di Virgil Vernier.

 

 

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