Bari. Concorso in rapina aggravata, sequestro di persona, detenzione e porto illegale di armi e ricettazione: con queste accuse i carabinieri del nucleo investigativo di Bari hanno eseguito unordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Bari nei confronti di cinque persone.
Si tratta di due 44enni e un 45enne baresi (finiti in carcere) e di un 33enne e un 25enne di Triggiano (per loro l’accusa è solo ricettazione, sottoposti ai domiciliari).
Le indagini sono partite a gennaio scorso, quando i carabinieri del Nucleo Radiomobile, controllando un camion che usciva da un deposito nei pressi di via Laricchia, scoprirono a bordo merce rubata. Nel locale fu rinvenuto inoltre un carico di scarpe ‘Nike’ del valore di 300mila euro, provento di una rapina commessa poco prima lungo la statale 100 a Casamassima ai danni di un corriere Tnt, un transpellet provento di una rapina commessa una settimana prima sulla tangenziale di Bari ai danni di un autotrasportatore di generi alimentari, e due tonnellate di caffè Saicaf, per un valore di 30mila euro, provento di unaltra rapina commessa il 28 gennaio ai danni di un tir su via Amendola.
A permettere ai carabinieri di ricostruire i movimenti della banda sono state le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza del deposito, usato da anche da molte altre ditte per stoccare materiali di lecita provenienza. I malfattori, però, non si erano accorti della presenza delle telecamere, grazie alle quali i militari hanno ‘tracciato’ il loro arrivo e i loro spostamenti allinterno della struttura.
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Incrociando questi elementi con le dichiarazioni delle vittime degli assalti, i carabinieri sono riusciti ad attribuire a tre componenti della banda (i due 44enni e il 45enne) la responsabilità della rapina con sequestro di persona del 28 gennaio,mentre tutti sarebbero responsabili della ricettazione della merce avvenuta dopo i tre colpi dei quali è stata recuperata la refurtiva.
In particolare, i cinque si sarebbero occupati di preparare i locali per lo stoccaggio della refurtiva, di coordinare le manovre di posizionamento degli autocarri rapinati nel box e di effettuare poi le operazioni di scarico e carico della refurtiva con lutilizzo di un muletto.
Come riferito dalle vittime sequestrate i colpi sono stati commessi sempre con le stesse modalità. Lauto dei malfattori sbarrava la strada ai tir, per costringere il conducente a fermarsi. Poi i banditi, sotto la minaccia delle armi, scaraventavano fuori dall’abitacolo autista ed eventuali passeggeri, li incappucciavano, li costringevano a salire nella loro auto e dopo averli privati di cellulari e portafogli, li rilasciavano in aperta campagna.
Durante le ‘operazioni’, la banda si teneva in contatto utilizzando ricetrasmittenti e un linguaggio in codice. I tir venivano poi portati nella base operativa, e di lì la refurtiva veniva smistata anche nei supermercati dellhinterland grazie a ricettatori compiacenti.