Pizzo a tre famiglie e bomba al negozio, 6 arresti nel Barese

di Redazione

 Bari. E’ stato costretto a pagare, ogni mese, tre volte il pizzo per “colpa” di un litigio all’interno del clan Di Cosola che ha provocato una spaccatura nella stessa cosca.

E’ la drammatica vicenda vissuta da un commerciante di Adelfia, che ogni mese è stato obbligato a versare la stessa somma a tre emissari diversi dell’organizzazione criminale.

L’incubo è finito stamattina quando i carabinieri di Triggiano, coordinati dalla Dda di Bari, hanno arrestato i sei presunti estorsori componenti di due famiglie diverse legate alla cosca Di Cosola. A tutti gli arrestati è stata contestata anche l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini dei carabinieri sono partite da un grave attentato dinamitardo che lo scorso aprile subì il titolare di un esercizio commerciale di Adelfia, già vittima qualche mese prima di un incendio che aveva parzialmente danneggiato l’esterno del locale.

L’esplosione aveva gravemente danneggiato l’ingresso del negozio e due autovetture parcheggiate. L’indagine ha evidenziato come la vittima avesse iniziato a pagare il pizzo di 500 euro al mese circa cinque anni fa, a favore dei familiari di Giulio Marino, in quel momento detenuto. Improvvisamente, all’inizio del 2013, per divergenze interne alla cosca Di Cosola, era arrivato l’ordine di pagare ai familiari di Antonio Foggetti e Gaetano Moschetti, anche loro in carcere in quel periodo.

La cosa non era evidentemente piaciuta alla famiglia del primo e lo sgarro è stato punito con la bomba dell’aprile scorso. Il commerciante terrorizzato ha così deciso di pagare il pizzo a tutti e tre per evitare il peggio, arrivando a sborsare fino ad 800 euro mensili, fino a quando, esasperato e sull’orlo del fallimento, ha deciso di collaborare con i carabinieri.

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