Pizzo anche sulla costruzione di una chiesa: 34 arresti contro clan Belforte

di Redazione

 Marcianise. 34 ordinanze di custodia cautelare eseguite, all’alba di lunedì, dagli agenti della squadra mobile di Caserta contro una frangia del clan Belforte di Marcianise egemone sul territorio di Maddaloni.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno svelato decine di estorsioni a danno di imprenditori, commercianti ed operatori economici nell’area compresa tra Maddaloni, Santa Maria a Vico e Cervino.

Fra le vittime anche i titolari dell’impresa aggiudicataria dell’appalto, del valore di 2 milioni di euro, finanziato in gran parte dalla Conferenza episcopale italiana, per la realizzazione di un complesso parrocchiale a Maddaloni.

I destinatari dei provvedimenti cautelari sono gravemente indiziati di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, plurime condotte estorsive, reati inerenti le armi, partecipazione ad un’associazione finalizzata alla detenzione ed allo spaccio di stupefacenti, delitti aggravati dalla metodologia mafiosa.

La misura cautelare compendia prolungate e meticolose indagini sull’articolazione maddalonese del clan Belforte, originariamente diretta e organizzata dal suo capo storico Angelo Amoroso, sino al suo assassinio, avvenuto il 24 maggio 2006, e poi guidata da Antonio Farina e Nicola Martino (oggi collaboratori di giustizia), sino al loro arresto nel 2009.

In particolare, le investigazioni hanno riguardato gli assetti del sodalizio criminale dal 2006 ai giorni nostri, ricostruendone l’organigramma ed individuando coloro che, nel tempo, si sono succeduti alla sua guida, e svelandone le attività criminali poste in essere sul territorio, in particolare le asfissianti e capillari condotte estorsive realizzate in danno di numerosi imprenditori e commercianti.

Le immagini del blitz

Al riguardo, un determinante contributo veniva fornito dal sequestro di alcuni fogli di appunti riportanti nominativi e cifre chiaramente riferibili ai ratei estorsivi richiesti dall’organizzazione agli operatori economici della zona, operato dalla squadra mobile di Caserta in occasione dell’arresto, il 27 gennaio 2011, per detenzione di armi e stupefacenti, di Pasquale Magliocca, assurto ai vertici dell’organizzazione. Il rinvenimento di tale documentazione permetteva di ricostruire, nonostante l’ostinata reticenza delle vittime, un numero impressionante, oltre trenta, di condotte estorsive, tentate o consumate, poste in essere dagli affiliati in danno di cantieri edili, fornitori di calcestruzzo ed inerti, distributori di carburante, aziende di trasporto, commercianti ortofrutticoli, bar, negozi di abbigliamento, eccetera. Secondo quanto appurato dalla polizia, non era sfuggito alle mire del clan neppure l’impresa edile aggiudicataria dell’appalto, del valore di oltre 2 milioni di euro, finanziato in gran parte dalla Conferenza episcopale italiana, per la realizzazione del complesso parrocchiale adiacente la chiesa di Santa Maria Madre a Maddaloni.

Le indagini sono state suffragate anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Antonio Farina e Nicola Martino – che avevano assunto la guida del gruppo criminale dopo la morte di Amoroso – i quali rivelavano le nuove figure ai vertici della fazione, alcuni legati da vincoli familiari con gli affiliati già detenuti, quali Vincenzo Micillo; Giuseppe Martino, fratello di Nicola; Giuseppe Ciardiello e Pasquale Magliocca, rispettivamente cognato e cugino di Nicola Loffredo; Andrea D’Albenzio, figlio di Giorgio e nipote di Clemente, storici esponenti del sodalizio, incarnandone l’ala più fedele ai Belforte. Inoltre, è stato accertato anche che alcuni degli affiliati indagati avevano costituito un’organizzazione attiva nel territorio di Maddaloni e zone limitrofe, finalizzata alla gestione del mercato degli stupefacenti, in particolare di hashish, che operava “parallelamente” all’organizzazione camorristica, consentendo loro di “integrare” le entrate derivanti dalle attività estorsive.

Pertanto, il gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura antimafia partenopea, ha applicato la custodia cautelare in carcere nei confronti di: Salouh Briouk di Mouhamod (detto Jolì), 43enne algerino, domiciliato a Villa Literno; Michele Cerreto, 23, di Maddaloni; Antonietta Ciardiello, 40, di Maddaloni; Giuseppe Ciardiello, 30, di Pietrastornina (Avellino); Andrea D’Albenzio, 25, di Maddaloni, detenuto; Clemente D’Albenzio, 59, di Maddaloni, detenuto; Giorgio D’Albenzio, 54, di Maddaloni, detenuto; Andrea De Matteo, 50, di Sant’Agata de’ Goti (Benevento), detenuto; Angelo De Matteo, 56, di Maddaloni; detenuto; Michele Di Caprio, 31, di Maddaloni; detenuto; Massimo Farina, 44 di Cervino; Michele Ferraro, 31, di Caserta, detenuto; Vittorio Franceschetti, 24, di Maddaloni; Juri La Manna, 35, di Maddaloni; Vittorio Lai, 37, di Maddaloni, detenuto; Nicola Loffredo, 46, di Maddaloni; Michele Lombardi, 32, di Maddaloni; detenuto; Michele Madonna, 31, di Maddaloni, detenuto; Pasquale Magliocca, 38, di Maddaloni, detenuto; Giovanni Maiello, 37, di Maddaloni, detto ‘O Russo’; Arcangelo Maietta, 27, di Maddaloni, detenuto; Valerya Petrova Markova, detta “Aisha”, 49, bulgara, domiciliata a Villa Literno; Giuseppe Martino, di Luigi, 34, di Maddaloni; Luigi Martino, 70, di San Potito Sannitico; Francesco Merola, 32 di Maddaloni; Ciro Micillo, 35, di Maddaloni, detenuto; Pasquale Nuzzo, 51, di Santa Maria a Vico; Patrizio Pascale, 35, di Cervino, detenuto.

Ai domiciliari: Salvatore Cioffi, 24, di Maddaloni; Adele Di Santo, 40, di Maddaloni; Domenico Loffredo, 42, di Maddaloni; Pasquale Migliore, 33, di San Felice a Cancello; Francesco Pisanti, 43, di Maddaloni; Maria Rosaria Vitale, 51, di Cervino.

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