I primi commenti ad apparire in rete sono stati quelli rivolti ad Angelina Jolie, lattrice hollywoodiana che si è vista accusata di essere una viziata priva di talento.
Largomento era al centro di uno scambio di battute tra Scott Rudin, produttore cinematografico vincitore di un Oscar e unamica di vecchia data, Amy Pascal, co-presidente di Sony Pictures Entertainment. Ma queste sarebbero solo parte delle storie che navigano in rete e che sono state rivelate in seguito allattacco hacker da parte di un gruppo che si fa chiamare Guardians of Peace.
Commenti che, in seguito sono stati identificati come una serie di osservazioni che volevano essere divertenti ma, onestamente, sono invece insensate, insensibili e per nessun motivo divertenti. A tutti coloro che ho offeso voglio dire di essere profondamente dispiaciuto. In un altro filone di mail i due scambiavano battute a sfondo razzista sul Presidente degli Stati Uniti. Prima di recarsi a un evento di beneficienza durante il quale avrebbe incontrato Barack Obama, Amy Pascal interroga l’amico: “Dovrei chiedergli se gli è piaciutoDjango?”. La Pascal si riferisce al film di Quentin Tarantino, Django Unchainedil cui protagonista è uno schiavo di colore. Poi la catena di mail continua con le ipotesi sui film preferiti dal Presidente citando12 anni schiavo,The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca,Think Like A Mane Poliziotto in prova, tutti lungometraggi con cast di attori afroamericani. “Insensibili e inappropriati” ha definito i suoi commenti Amy Pascal aggiungendo che, anche se le sue mail sono state rubate, ammette “la piena responsabilità di quello che ho scritto e mi scuso con tutti coloro che ho offeso”.
Una situazione che ha fatto venir fuori lira di molti nomi noti di Hollywood. “Chiamare i commenti di Sony sono ‘osservazioni insensibili’invece di ‘razzisti’? Puoi mettere una ciliegia su una pila di m****a ma non diventerà un sundae”, ha commentato con un tweet Shonda Rhimes creatrice diGrey’s Anatomy. Di tutt’altra opinione Ricky Gervais regista attore e sceneggiatore inglese ormai di casa a Hollywood: “Non si possono giudicare le persone colpevoli per uno scambio di mail privato o tra colleghi, almeno che non stiano facendo qualcosa di illegale”. Più neutro l’attore Steve Carell: “Sembra una scena di un film. Ma credo che la realtà sia più strana della finzione”. Dal 24 novembre, data dell’attacco hacker, non è passato giorno in cui non ci sia stata qualche rivelazione imbarazzante per il colosso cinematografico: dai commenti sulle star ai dati sensibili dei dipendenti e le loro famiglie che gli uffici Sony si scambiavano regolarmente e che, dopo la pubblicazione delle mail da parte dei pirati informatici, sono state rese pubbliche.
Si tratta di informazioni dettagliate sulla salute degli impiegati ,delle loro mogli e anche dei figli minorenni e si arriva fino ai numeri di previdenza sociale di chiunque abbia ricevuto un pagamento dalla multinazionale. Gli investigatori di Sony e l’FBI ritengono che i pirati informatici siano stati ingaggiati dalla Corea del Nord che ha lodato la fuga di notizie ma ha negato qualsiasi coinvolgimento. Il governo di Pyongyang, infatti, sarebbe contrario all’uscita, prevista per Natale, del film SonyThe Interviewcon James Franco e Seth Rogen. Nel film i protagonisti sono due giornalisti reclutati dalla CIA per assassinare il leader nordcoreano Kim Jong-Un.