Mafia Capitale, ancora due arresti e un indagato

di Emma Zampella

 Roma. Ancora due arresti e un indagato nell’ambito dell’inchiesta ‘Mafia capitale’ che ha rivelato i collegamento tra la mafia romana, la politica e la ’ndrangheta.

Le indagini, in corso, mostrano il coinvolgimento delle cosche calabresi per gli appalti sui centri immigrati e la raccolta dei rifiuti. I carabinieri, nella giornata di giovedì ilRosha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti diRocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi indagati per associazione di tipo mafiosonell’ambito dell’operazione ‘Mondo di mezzo’.

Contestualmente un ulteriore soggetto, indagato a piede libero e destinatario di informazione di garanzia, è stato sottoposto a perquisizione locale e personale. Gli interventi sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia.

Le indagini hanno documentato come gli indagati, organici all’organizzazione denominata ‘Mafia Capitale’, abbiano assicurato ilcollegamento tra alcune cooperative gestite da Salvatore Buzzi, sotto il controllo di Massimo Carminati, e lacosca Mancuso di Limbadi, consorteria di matrice ‘ndranghetista egemone nel vibonese.

La Guardia di Finanza di Roma, intanto, ha sequestrato altre due coop riconducibili a Salvatore Buzzi. Si tratta della “29 giugno Servizi” e “Formula Sociale” dal fatturato di 15 milioni di euro. Il provvedimento riguarda le quote societarie, il capitale sociale e il patrimonio aziendale. Le due società erano amministrate da persone ora indagate nell’inchiesta. Lo scopo delle fiamme gialle è quello di approfondire gli appalti vinti dalle due cooperative che rientravano nella vasta holding di Salvatore Buzzi.

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Secondo la Gdf la ’29 giugno Servizi’ aveva un giro d’affari annuo di 9 milioni di euro e conta 267 dipendenti, la “Formula Sociale” invece fatturava 6 milioni l’anno e conta 131 addetti.

Indagato l’imprenditore Giovanni Campennì, che avrebbe assicurato, con i due arrestati il collegamento tra le cooperative gestite da Buzzi, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi, consorteria di matrice ‘ndranghetista egemone nel vibonese. Gli interventi sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia.

Dalle indagini della Procura capitolina guidata da Giuseppe Pignatone sono emersi gli interessi comuni dei due sodalizi mafiosi ed in particolare come, dal luglio 2014, Buzzi, con l’assenso dell’ex terrorista Nar, avesse affidato la gestione dell’appalto per la pulizia del mercato Esquilino di Roma a Campenní, imprenditore di riferimento della cosca, mediante la creazione di una Onlus denominata Cooperativa Santo Stefano. È inoltre stata documentata una collaborazione risalente al 2009: Rotolo e Ruggiero si recarono in Calabria, su richiesta di Buzzi, per accreditarsi con la cosca Mancuso, tramite esponenti del clan Piromalli, circa l’esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Campo di Crotone.

“A questa grande operazione, altre ne seguiranno a breve”: così il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, All’antimafia. Pignatone ha aggiunto che il Comune di Roma ha sospeso una gara per 25 milioni riguardante l’Ater “perchè si profilava un affidamento alle società di Buzzi”. “Riteniamo di aver fatto un passo avanti con l’inchiesta “Mafia capitale” ha affermato in audizione alla commissione parlamentare Antimafia. Il procuratore capo è tornato a parlare di «mafia originaria e originale”, che non ha “collegamenti con le mafie classiche” e “rispecchia la società romana”.

Quello dell’associazione sgominata a Roma è un “metodo mafioso, capace di ricorrere alla violenza – sottolinea Pignatone – per creare assoggettamento a fini leciti o illeciti nell’ambiente circostante, non solo territoriale ma sociale, per creare omertà e soggezione”.

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