Marcianise – E’ morto all’età di 52 anni, all’ospedale di Caserta, dopo essere andato in coma a seguito di un incidente domestico lunedì scorso avvenuto nella sua abitazione di viale della Vittoria in cui viveva con la madre. La famiglia ha dato l’ok ieri sera all’espianto degli organi quando i medici hanno dichiarato di non poter più far nulla per il loro congiunto.
Alberto D’Anna è stato il musicista più importante della Marcianise moderna. Ieri sera, quando si è cominciata a diffondere la notizia, in tanti hanno voluto rendere al “Lupo” (così era chiamato dagli amici e parenti) l’ultimo affettuoso saluto sui social network. Oltre che batterista di jazz dal numero sconfinato di collaborazioni, era anche un etnomusicologo. Si laureò, infatti, alla Sapienza di Roma con il professor Francesco Giannattasio, allievo di Diego Carpitella, studiando in particolar modo la musica africana del West Africa e del Centro Africa (etnie Ewe e Ashanti del Ghana).
D’Anna vantava una lunga carriera di batterista per via di collaborazioni eccellenti con artisti del calibro di James Senese, Renzo Arbore, Tony Esposito ed Eduardo De Crescenzo. E’ stato per moltissimi anni punto di riferimento di decine di musicisti marcianisani che volevano iniziare a seguire la carriera musicale.
Dotato di una tecnica eccellente, era molto conosciuto nell’ambiente musicale jazzistico nazionale ed a pieno titolo parte di quel movimento musicale che all’inizio degli anni ’80 andava sotto il nome di “Neapolitan Power” di cui il principale rappresentante era Pino Daniele.
Eterno studente del suo strumento, insegnante di percussioni, studioso, D’Anna ha dimostrato di essere un musicista tecnicamente ineccepibile, un fantasista ritmico dalle infinite sfumature, un drummer muscolare che rifuggiva dalle sinuosità del jazz “oleografico”.
Come un pittore impressionista, D’Anna ha abbozzato una serie di attenti, vibranti ritratti delle sponde del “Mare Nostrum”, utilizzando materiali musicali di diversa estrazione, ma attraversati da una consonanza poetica ed espressiva.
La peculiarità del lavoro di D’Anna era quella di innestare su ritmiche africane applicate al drum set, composizioni originali e standard jazzistici. La sua base teorica era costituita principalmente dagli studi di Simha Arom, etnomusicologo francese, e di Kwabena Nketia, etnomusicologo africano; la sua base tecnico-musicale si basava sul lavoro sul campo di batteristi come Royal Hartigan, Mokhtar Samba, Kevin O’ Sullivan. Su questa scia si è innestato lo studio, il lavoro, l’ammirazione per altre culture.
Negli ultimi anni aveva collaborato con i chitarristi jazz partenopei Aldo Farias ed Antonio Onorato, mentre il suo ultimo lavoro risale al 2004, quando aveva pubblicato il progetto musicale “Aksak” (termine turco traducibile come “ritmo zoppo”, ossia, per la nostra cultura, tempo dispari) insieme al contrabbassista Marco de Tilla e il trombettista Giovanni Amato.