Barelle nel corridoio dell'ospedale Moscati

Aversa – Pazienti “ricoverati” al pronto soccorso da due giorni, altri visitati su sedie a rotelle e, in qualche caso meno grave, anche in piedi.

“Sono queste le condizioni in cui stiamo lavorando dal primo gennaio. Altro che articoli e servizi televisivi sul ‘Don Bosco’ e sul ‘Cardarelli’ di Napoli che abbiamo visto in questi giorni”, affermano gli addetti al pronto soccorso del ‘San Giuseppe Moscati’ di Aversa, il secondo (solo al Cardarelli) a livello di Regione Campania per prestazioni. “Stiamo lavorando – continuano da questo budello – con solo una barella del codice rosso e con una del codice giallo.
Visitiamo i pazienti sulle sedie a rotelle, anche quelli che presentano patologie quali dolori al torace e dispnea”.

Quando si vedono i pazienti sulle sedie chiediamo conferma della situazione e ci viene risposto: “Addirittura non accettano i ricoveri nei reparti e siamo costretti a tenere i pazienti presso di noi in pronto soccorso, ebbene si, anche in sedia vista la mancanza di barelle. In questo momento abbiamo pazienti in pronto soccorso ricoverati (il termine è abusato considerato che i ricoveri al pronto soccorso non possono esserci) da due giorni”.

Una paziente sottoposta ad ossigenoterapia è stata posizionata all’ ingresso del reparto di medicina, quasi nella sala di attesa con un tubicino lungo affinché potesse avere l’ossigeno necessario al suo stato di salute. Insomma, salute fai da te.
C’è chi ipotizza che dietro a tutto questo, ad una situazione che ha del paradossale ci sia qualcuno che stia facendo ostruzionismo. Intanto il servizio del 118, nonostante i vari fax inviati per evidenziare la mancanza di barelle continua ad intasare il reparto aversano che già quando si è di fronte all’ordinarietà va in tilt per le prestazioni richieste, considerato che il pronto soccorso del Moscati, di fatto, serve un bacino di utenza di oltre quattrocentomila abitanti. Sono tantissimi, infatti, i residenti nei comuni dell’hinterland settentrionale di Napoli che preferiscono rivolgersi al nosocomio aversano.
“Sono otto anni – commenta un’operatrice sanitaria presente in reparto – che lavoro al pronto soccorso, ma non ho mai visto una cosa del genere…tanto disagio…è indecoroso, rispetto per il paziente zero, ma la colpa non è nostra”.

C’è chi lamenta che in tutto questo marasma si aggiungano disservizi a disservizi e ricorda che qualche giorno fa, poiché la t.a.c  è stata in riparazione per circa due giorni, vi è stato un ordine di servizio che ha disposto l’accompagnamento dei ricoverati nei reparti presso l’ospedale di Santa Maria Capua Vetere per effettuare l’esame, questo a fronte del possibile utilizzo degli infermieri di radiologia che dei reparti di provenienza dei pazienti stessi.

Insomma, una situazione, come sempre, al limite, per la quale non si è non potuto ascoltare anche la versione dei vertici del San Giuseppe Moscati di Aversa.

A parlare il direttore sanitario Mario Borrelli che dichiara: “La situazione del nostro nosocomio non è dissimile a quella degli altri ospedali della provincia di Caserta.  E’ vero, siamo pieni di lavoro e non sappiamo più dove ricoverare i pazienti. Ho interpellato il 118 per una verifica e mi è stato riferito che la provincia è letteralmente ingolfata ed il problema, non ho timore di dirlo, è più grande di noi. Non dobbiamo mai dimenticare che nei posti letto del casertano sono conteggiati anche quelli in dotazione all’università, nonostante oggi non si sa ancora se e quando si farà. Da parte nostra non possiamo fare altro se non quanto tutto il personale sta facendo in questi giorni: lavorare in maniera estrema, sperando che qualcosa cambi, ma si tratta di un qualcosa che non dipende da noi”.

Barelle nel corridoio dell'ospedale Moscati

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