Aversa – Tante, forse troppe volte la stampa è costretta a riportare episodi di insofferenza da parte dei parenti di pazienti che arrivano al pronto soccorso dell’ospedale “Moscati”. Troppo spesso sono stati raccontati episodi di violenza scatenati dalla tensione accumulata nell’attesa e dalla preoccupazione per la salute dei familiari, dimenticando che il personale, numericamente scarso, nell’arco di una giornata deve far fronte a decine, centinaia di casi, spesso d’impegno notevole, moltiplicandosi per quanto possibile.
L’ultimo della serie risale al giorno di capodanno quando un uomo spazientito dalla lunga attesa alla quale era stata costretta la moglie, affetta da un problema ritenuto urgente, ha cominciato ad inveire con l’infermiere addetto al triage, ha poi colpito ripetutamente la porta d’ingresso al reparto e infine sarebbe passato alle vie di fatto con il vigilantes. Così quando arriva una lettera firmata da una mamma che si dice “per sempre grata” per l’aiuto ricevuto da un familiare in difficoltà diventa d’obbligo trasmetterla al grande pubblico, perché le cattive notizie sono sempre diffuse mentre quelle buone vengono messe nel dimenticatoio.
Per questo vi proponiamo la lettera arrivata in redazione da una mamma che ha avuto necessità di aiuto per la figlia, superando un momento di grossa difficoltà grazie alla professionalità e alla umanità del personale del pronto soccorso:
“Il 20 ottobre di quest’anno mia figlia di 20 anni presentava un malore improvviso. Subito veniva soccorsa dagli ‘Angeli del 118’, i quali, dopo avere prestato la prima preziosa assistenza, portavano mia figlia al pronto soccorso dell’ospedale Moscati di Aversa per l’approfondimento che il caso richiedeva. Nessun genitore, nessuno vorrebbe mai sentire il telefono squillare per essere avvisato che un proprio congiunto si trova in pronto soccorso per un problema di salute insorto a ciel sereno. Non ci sono parole per descrivere l’angoscia profonda del mio animo nel vedere mia figlia in pronto soccorso senza che nulla avesse mai lasciato presagire che ciò accadesse. Facevo davvero fatica a mantenere la calma per le mille ipotesi che mi balenavano nella mente. Ma la mia sofferenza fu subito alleviata ed ogni preoccupazione dissipata dalla meravigliosa ed ineccepibile presa in carico, sia dal punto di vista umano che professionale, di mia figlia da parte del personale medico e infermieristico del pronto soccorso e dal primario, Rosa Raucci che, con proverbiale competenza, assisteva mia figlia dando tanta forza a noi genitori. Il ricordo di quei momenti resterà indelebile nel mio cuore con una riconoscenza incommensurabile verso questi operatori che con professionalità ed amore si sono presi cura di mia figlia, nonostante fossero oberati dal carico di lavoro di un numero sempre maggiore di pazienti da assistere. Ciò a sottolineare che è essenziale che ogni paziente unitamente alla sua famiglia trovi non solo scienza, ma anche umanità da parte degli operatori della sanità nel difficile cammino della malattia. Ogni infermità trova più veloce guarigione se le medicine sono accompagnate dalla umana solidarietà. E questo che ha messo in pratica il personale del pronto soccorso che si è preso cura di mia figlia. E’ a tutti loro a cominciare dalla primaria, al personale sanitario e parasanitario che va il mio sentito grazie dal profondo del cuore”.