Pannelli solari, le denunce di Della Valle e della società vincitrice

di Antonio Arduino

Aversa – Se l’anno 2015 deve essere l’anno della verità, come auspicato dal sindaco nella conferenza di fine anno, c’è chi, accettando l’invito, racconta la propria “verità” sulla realizzazione di impianti fotovoltaici su edifici di proprietà comunale posta al centro di polemiche nell’ultimo Consiglio comunale, e non solo, per le affermazioni fatte dal consigliere Gino Della Valle sulla scelta effettuata dall’amministrazione che ha destinato i finanziamenti necessari alla realizzazione degli impianti produttori di energia pulita a strutture di proprietà comunale ma non nella piena disponibilità dell’Ente.

Una caratteristica espressamente indicata nel bando di concessione del finanziamento europeo per l’assegnazione dei fondi che non sarebbe stata rispettata scegliendo lo stadio comunale, l’edificio di San Lorenzo che ospita la facoltà di architettura della Seconda Università di Napoli e il prefabbricato di piazza Giovanni XXIII, destinato al mercatino rionale ma oggi utilizzato come archivio del tribunale di Napoli Nord.

Scelte che per il consigliere indipendente penalizzerebbero la città, favorendo un privato, nel caso dello stadio comunale, e i ministeri della Giustizia e della Università, che dalla produzione autonoma di energia elettrica otterrebbero una economia di spesa di oltre 200mila euro all’anno che non alleggerisce le casse della città.

Da qui la denuncia che il consigliere avrebbe inoltrato alla procura della Corte dei Conti per un danno erariale che sarebbe stato prodotto alla città da questa scelta, giustificata dal primo cittadino come la necessità di rispettare il protocollo di Kyoto.

Fin qui la polemica ma c’è un aspetto della vicenda che sembra essere stato dimenticato. A raccontarlo, chiedendo l’anonimato, è uno dei componenti della società vincitrice della gara d’appalto indetta dall’allora amministrazione Ciaramella per la progettazione preliminare e definitiva degli impianti fotovoltaici che dovevano essere realizzati ad Aversa grazie al finanziamento regionale di circa 2 milioni e mezzo di euro concessi con il programma Più Europa.

“Secondo quando ci fu chiesto al momento dell’affidamento dell’incarico – racconta il professionista chiedendo l’anonimato – avremmo dovuto realizzare impianti di fotovoltaici rientranti in un perimetro tracciato dagli amministratori comunali, comprensivo del centro storico in cui ricadeva anche la scuola Parente”.

“Tra gli edifici inseriti nella progettazione c’erano la casa comunale, la biblioteca, il campanile dell’Annunziata, l’ex casa del fascio restaurata e oggi usata come archivio, e la scuola Parente per i quali erano stati realizzati – ripete il professionista – il progetto preliminare e quello definitivo così come richiesto dal contratto sottoscritto con l’amministrazione”.

“Presentata la progettazione – continua il professionista – l’amministrazione avrebbe dovuto soltanto effettuare la gara, fare realizzare il progetto esecutivo che sarebbe stato approntato dalla ditta vincitrice e, naturalmente, avrebbe dovuto pagare la nostra parcella, pari a circa 76 mila euro, per la quale abbiamo presentato regolare fattura”.

“Un impegno ad oggi non rispettato e che abbiamo sollecitato lo scorso gennaio all’amministrazione Sagliocco ottenendo, in un primo momento, una risposta che ci ha lasciati perplessi giacché – afferma il professionista – ci fu detto che non era stato possibile trovare la nostra progettazione negli uffici comunali. Poi, alla minaccia di rendere pubblica la questione, la progettazione è venuta fuori ma di pagare la parcella ancora non c’è verso, tanto che abbiamo dato incarico ad un legale affinché proceda a richiedere un decreto ingiuntivo”.

Questi alcuni fatti fino ad oggi sconosciuti nella vicenda che rende d’obbligo chiedere perché di quella progettazione non sia stato tenuto alcun conto. Inoltre, considerando che la società vincitrice della gara per l’affidamento della progettazione preliminare e definitiva ha realizzato quanto chiesto dall’amministrazione dell’epoca viene logico domandare perché non sia stato portato a compimento l’iter e si sia poi scelto di cambiare la destinazione degli impianti fotovoltaici gettando alle ortiche sia il lavoro dei professionisti incaricati dall’amministrazione Ciaramella, che avevano vinto una regolare gara d’appalto, sia i 76mila euro di una parcella che dovrà essere comunque pagata dall’Ente essendo stato firmato un regolare contratto al quale la società vincitrice ha tenuto fede.

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