Napoli – Anche quest’anno sit in e contromanifestazioni hanno accompagnato l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte d’Appello di Napoli.
Fuori da Castel Capuano, dove si è svolta la cerimonia, alcuni esponenti dell’associazione Radicali italiani per la Grande Napoli tornano a chiedere amnistia e indulto come elementi propedeutici a una reale riforma della giustizia, senza la quale “il Paese non tornerà a crescere – spiega il presidente Luigi Mazzotta – perché’ gli investitori resteranno lontani”. Ricordando i “nove milioni di processi penali e civili pendenti e le 180mila prescrizioni l’anno”, che rappresentano “un’amnistia occulta e vigliacca”, i Radicali chiedono che si intervenga subito, perché’ “questa paralisi della giustizia – sottolinea Mazzotta – degenera nell’inumanità e nello stato degradante a cui sono sottoposti i detenuti”.
A pochi metri i dipendenti del Dipartimento organizzazione giudiziaria, riuniti nel Comitato lavoratori giustizia, espongono un nastro rosso annodato al braccio in segno di protesta. Si tratta di una rappresentanza dei 2.400 tra cancellieri e personale ausiliario che chiede il rispetto del diritto alla progressione di carriera, negato da 20 anni e l’innovazione all’interno di un ordinamento professionale “obsoleto e ambiguo”.
La protesta è continuata all’interno del Salone dei busti con un breve boato di disapprovazione durante l’intervento del capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Giovanni Melillo, mentre in chiusura i dipendenti del Dipartimento organizzazione giudiziaria hanno sventolato dei cartellini rossi e subito dopo alcuni hanno abbandonato la sala.
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha auspicato che questa cerimonia non diventi “un momento retorico, ma l’occasione per riflettere, a cominciare dal Csm, che continua a reiterare errori del passato”. Il primo cittadino è tornato sulla legge Severino per ribadire che “questo è il momento giusto per rivederla” nei “gravi disquilibri e nelle ipotesi di reato che presentano eccessi che vanno a toccare gli interessi costituzionali, che sono prevalenti, come la sovranità popolare”.
Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, si è soffermato sul problema generale delle “carenze di organico e delle poche risorse”, definendo “corrette ed equilibrate” le relazioni del presidente della Corte d’Appello, Antonio Buonajuto, e del procuratore generale facente funzioni, Luigi Mastrominico, in particolare sul riferimento alla lotta alla criminalità organizzata, un fronte sul quale “ci sono ancora problemi, ma sono stati ottenuti anche molti risultati”.