Roma – E’ in pole position nella corsa alla presidenza della Repubblica il nome di Sergio Mattarella, ex ministro e giudice della Corte costituzionale.
Renzi ha deciso di svelare l’identità del candidato favorito dal Pd, posto al centro delle trattative, verso cui potrebbe convergere la minoranza Pd e Pier Luigi Bersani, mentre sarebbe il leader di Forza Italia l’unico a “storcere il naso”.
“Spero che da sabato mattina potremmo rivolgerci a lui come signor presidente. – ha detto il premier – Sergio Mattarella è uomo della legalità, della battaglia contro le mafie e della politica con la P maiuscola”.
All’assemblea dei grandi elettori del Pd, riferendosi alla votazione delle 15 a Montecitorio, Renzi ha dichiarato: “Sento emozione e responsabilità perché tocca a noi provare a dare una risposta alla vicenda istituzionale più rilevante che la Costituzione prevede per il nostro Paese. Il fatto che la responsabilità è nostra non deriva dalla direzione Pd: tocca a noi l’hanno detto gli altri partiti. Vorrei che fosse chiaro, non è arroganza. Sappiamo quanto abbia creato frizioni la vicenda delle ultime elezioni per il Colle. Ha lasciato tante ferite ma oggi abbiamo l’occasione per cancellare lo smacco del 2013. Abbiamo l’opportunità di cambiare non tanto il corso della legislatura ma di cancellare quello smacco”.
“Quando si parla di Quirinale non si sceglie una candidatura su esigenze di parte ma autorevole che sa dire dei no e ha la schiena dritta”, ha detto ancora Renzi.
“Non ci deve essere spazio per i giochini del dopo – ha aggiunto – Se si sceglie un candidato si vota quel candidato. Il Colle non è un passaggio per cui ci divertiamo a fare nomi. Chi vuole bruciare i nomi fa i falò. Chiedo la massima franchezza tra di noi, mostrando cura delle istituzioni. Non è un momento come gli altri: se falliamo non sarà una normale sconfitta parlamentare”.
Svelata anche la classifica dei pentastellati, che sul web propongono 9 nomi: Bersani, Raffaele Cantone, Nino Di Matteo, Ferdinando Imposimato, Elio Lannutti, Paolo Maddalena, Prodi, Salvatore Settis e Gustavo Zagrebelsky. Il più votato sarebbe Imposimato.
Approvato all’unanimità, Mattarella, deputato dal 1983 al 2008, prima per la Democrazia Cristiana e poi per il Partito Popolare Italiano e la Margherita, fu ministro della pubblica istruzione per il governo Andreotti. Protestò contro la fiducia proposta dal governo sul disegno di legge Mammì di riassetto del sistema radiotelevisivo, da cui nacque l’antagonismo con il cavaliere.
Successivamente, divenne vicesegretario della Democrazia Cristiana e gli fu affidata la direzione del quotidiano democristiano “Il popolo”. Il 22 aprile 2009 è stato eletto dal Parlamento in seduta comune componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, del quale è diventato poi presidente.
Proposto alla candidatura presidenziale anche nel 2013, il suo nome fu poi sostituito con quello di Franco Marini.
Nella prima votazione però il Pd, come promesso, ha votato scheda bianca. Fumata nera quella delle 15 con 538 schede vuote. Il più votato è stato Imposimato, scelto dai cinque stelle, con 120 consensi. 673 i voti necessari per l’elezione, aperta dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, insieme alla vicepresidente vicaria del Senato Valeria Fedeli, sostituta di Grasso.
Forza Italia rifiuta Mattarella. Se si raggiungesse la quarta votazione, i deputati del partito di Berlusconi hanno confermato che voteranno scheda bianca.
“La candidatura di Mattarella è una forzatura unilaterale del presidente del Consiglio, ovvero del segretario Pd. Non so se passerà ma certamente noi non lo votiamo”, ha detto il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani.
Brunetta: “La decisione unilaterale di Renzi di candidare Mattarella senza la nostra condivisione, evidentemente è uno strappo difficilmente sanabile”.
Berlusconi: “Renzi ha violato i patti. Mattarella non è una candidatura condivisa”.
Quarantanove i voti per Feltri, 37 quelli per la Castellina. Gli ex cinque stelle votano Rodotà.
Venerdì mattina, alle 9.30, la seconda votazione.