Grosseto – Nel giorno delle richieste dell’accusa al processo di Grosseto per il naufragio della Costa Concordia, l’ex comandante della nave, andata a fondo il 13 gennaio 2012 all’isola del Giglio, ha deciso di non presentarsi in aula.
Sarebbe colpevole di non aver verificato che la rotta fosse sicura, di non aver cercato informazioni sulla rotta né dai suoi ufficiali né dal radar, di aver condotto la nave a 16 nodi tenendo la prua perpendicolare all’isola, di aver dato ordini ad elevatissima frequenza al timoniere,di “non aver seguito le buone regole dell’arte marinara per evitare il basso fondale”, di “mancato rilevamento del punto nave a intervalli regolari”. Questi sono solo alcuni dei profili di colpa definiti per Francesco Schettino, che il pm Stefano Pizza avrebbe elencato durante la requisitoria.
“Quella di Schettino è stata una colpa cosciente. Si può dire che il comandante abbia cumulato in sé la figura dell’incauto ottimista e quella dell’abile idiota, producendo quella dell’incauto idiota”, ha dichiarato il pubblico ministero, che avrebbe concentrato la propria attenzione sul comportamento morale del comandante, definendo il suo atteggiamento e la decisione di abbandono delle “condotte criminose”.
“Il dovere di abbandonare per ultimo la nave da parte del comandante non è solo un obbligo dettato dall’antica arte marinaresca, ma è un dovere giuridico che ha la sua fondatezza nel ridurre al minimo i danni alle persone – ha proseguito Pizza nelle 15 ore in cui sono state ricostruite tutte le fasi del naufragio – La sua è una colpa smisurata. Che Dio abbia pietà di Schettino perché noi non possiamo averne alcuna”.
“Non resta che trarre le necessarie conclusioni e chiedere la richiesta della pena”, ha dichiarato il sostituto procuratore Maria Navarro prima della richiesta di condanna: 26 anni e 3 mesi di reclusione.
Alle colpe già elencate bisogna aggiungere anche quelle di non aver disposto un “adeguato servizio di vedette” e di aver permesso che sul ponte di comando vi fossero “persone fonte di disturbo alla guardia”.
Letta durante il processo anche la testimonianza di Stefano Iannelli, ufficiale della Concordia che era nella lancia con Schettino, data il 15 gennaio 2012 agli investigatori e che avrebbe dichiarato: “Non si è prodigato in mare, è rimasto sugli scogli a guardare la nave andare a picco”.
Definiti anche i risarcimenti per i naufraghi: la compagnia Costa pagherà una somma pari a 84 milioni di euro.