Eroina da Napoli smerciata tra Marche e Abruzzo: 18 arresti

di Redazione

Ascoli – Sgominata dalla Polizia un’organizzazione composta da cittadini italiani e stranieri che, dopo aver fatto arrivare l’eroina da Napoli direttamente nella riviera adriatica e nel capoluogo Piceno, provvedeva a spacciarla al dettaglio.

L’attività d’indagine era partita a seguito dell’incendio dello chalet “Medusa” avvenuto il 10 marzo a San Benedetto del Tronto. Le prime indagini condotte dalla squadra mobile avevano permesso di comprendere che la sera prima dell’incendio, Ben Fattoum Afif, unitamente ad altri suoi connazionali, era stato cacciato dal locale in quanto ritenuto probabile responsabile di spaccio di eroina all’interno del locale.

Per ritorsione, la sera seguente Afif, insieme a Fallah Ousama, Gabsy Farid  e Abdessalem Ameur, alle ore 23.15, si erano introdotti all’interno del locale e dopo aver cosparso di benzina la moquette dello chalet, avevano appiccato il fuoco, distruggendo  completamente l’attività.

Le successive indagini, coordinate dal sostituto procuratore Piccioni, consentivano non solo di acclarare la piena responsabilità del raid al “gruppo di Afif” ma anche di comprendere che lo stesso gruppo era molto attivo nel fiorente mercato dello spaccio dell’eroina lungo la costa marchigiana/abruzzese.

Si appurava, poi, che l’eroina partenopea era diretta sostanzialmente a tre gruppi di acquirenti: il primo faceva capo a Domenico Palma che controllava il territorio del capoluogo ascolano; il secondo ad Afif Ben Fattoum interessato al territorio Sanbenedettese e di Martinsicuro ed il terzo a Mauro Di Serafino per il territorio Teramano.

Sabato, alle prime ore dell’alba, circa 100 agenti della polizia hanno dato esecuzione a 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Ascoli Piceno, Filippello, su richiesta del sostituto procuratore Piccioni, per detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti.

L’intera attività ha consentito di sequestrare circa quattro chili di stupefacente che immesso sul mercato avrebbe reso ai malviventi circa 300mila euro.

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