Roma – L’accordo sull’Italicum tra Renzi e Berlusconi, in seguito al “si” del Cavaliere sulla legge elettorale, arriva come una bufera che investe il mondo politico, portando con sè polemiche e spaccature all’interno dei partiti.
Il premier punta a velocizzare i tempi dell’approvazione della legge al Senato, prevista per la prossima settimana, prima delle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica, ma non tutti sembrano essere d’accordo.
Opposizione all’interno del Pd, dove 29 senatori chiedono di modificare il sistema dei 100 capilista bloccati, contando sull’appoggio di M5s ed ex grillini che affermano: “Assumeremo qualunque iniziativa per impedire una legge irricevibile”. In prima linea anche la Lega, che annuncia la propria battaglia esponendo cartelli con su scritto: “Ladri di democrazia”, mentre Renzi cerca manforte da Forza Italia.
A palazzo Madama, Miguel Gotor ha dichiarato apertamente: “Ormai non c’è nessuna trattativa, siamo in 29 a confermare la linea del no ai capilista bloccati”. Lo Moro si dice pronto a dare le dimissioni. Latorre ricorda che “le preferenze non sono mai state nel dna del Pd”.
Renzi: “Il Pd è democratico e non caccia la minoranza ma dopo il confronto decide. Andiamo avanti con buona pace dei frenatori”.
Al voto, 71 si dichiarano favorevoli, 30 decidono di non partecipare, uno si astiene. Il premier aggiunge: “Spero che la minoranza si adegui”. Boschi: “I numeri ci sono”.
Spaccatura anche all’interno del partito berlusconiano, dove molti decidono di schierarsi con Raffaele Fitto, definendo l’accordo una “posizione inaccettabile, un vero e proprio suicidio”.
Previsto per il prossimo martedì un nuovo incontro con tutti i partiti.