Foto di Stefania Arpaia (Pupia.tv)
Parigi – Il terribile attacco terroristico ai danni della redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, avvenuto il 7 gennaio con il bilancio tragico di 12 morti e 11 feriti, ha notevolmente “scosso” l’opinione pubblica globale. Dovunque sono stati organizzati cortei e manifestazioni, ma è soprattutto nel mondo della rete che la popolazione ha espresso il suo cordoglio per le vittime del terrore. In un effetto domino, pari a quello avvenuto dopo l’attacco dell’11 Settembre negli Usa, in tutti i campi, dallo sport allo spettacolo, dal mondo della scienza a quello politico, si è cercato di onorare il giornale, il suo operato, nonché la libertà di stampa e quella di espressione.
Sui social network, gli utenti scrivono: “Je suis Charlie” (Io sono Charlie) a voler sottolineare che qualsiasi cosa, ormai, potrebbe urtare il fanatismo dei terroristi ed è per questo che a morire, in quel tragico 7 Gennaio, non sono stati solo dei giornalisti francesi, ma la loro stessa libertà.
A Parigi, intanto, in Place de la Republique e davanti alla redazione del giornale le persone continuano a portare fiori, striscioni, testi poetici, pensieri e cartelloni su cui sono disegnate grandi mani, in bianco e nero, che stringono matite colorate, metafora del potere della parola; matite e penne in una pozza di sangue che si domandano il motivo di tanto orrore; o ancora una matita intera (ieri), poi spezzata (oggi) e infine temperata per creare due nuove matite (domani). Qualcun altro invece su di un cartellone attorniato da fiori e lumini si limita a scrivere “Je suis humain” (Io sono umano).
A cinque giorni dalla strage, l’umanità, in particolare la parte occidentale, si sente colpita nel profondo. Malvolentieri fa i conti con una minaccia terroristica presente e pressante.
Il nuovo stato d’animo, non solo francese, è l’allarmismo, tanto che anche in Italia si è parlato, non senza polemiche e smentite, della vulnerabilità del Vaticano.
Di fronte a un evento così tragico, sorprendentemente, il mondo sembra non rispondere con la paura, ma anzi con la solidarietà e la volontà di erigere quegli ideali rivoluzionari francesi di “libertà, uguaglianza e fraternità” a vessillo di tutto il mondo occidentale.
Si possono così spiegare le parole del presidente Hollande durante il corteo per la memoria delle vittime (a cui hanno partecipato oltre 50 tra capi di stato e di governo e circa 2 milioni di persone): “Oggi Parigi è la capitale del mondo”.