C’è la scena di un parto, quella di sua figlia Anna, nell’ultimo film prodotto da Paolo Virzì, “Il nome del figlio”. Una scena reale, ripresa dall’album dei ricordi di Micaela Ramazzotti e dello stesso Virzì, che hanno voluto prestare questo prezioso momento personale ed intimo al film.
Per Micaela non è un problema portarsi il lavoro a casa, anzi per “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi (al cinema dal 22 gennaio) ha addirittura trasformato la sala parto in un set. Durante le riprese l’attrice era in dolce attesa e ha deciso di includere la nascita della secondogenita nel film. “Francesca è entrata in sala parto e ha girato da sola – ha svelato a ‘Visto’ – Riprendeva e intanto piangeva per la commozione”. “Quando mi hanno proposto il film ero incinta, ma volevo tornare a lavorare con lei perché è una persona importante nella mia vita – ha spiegato la Ramazzotti – Così, quando mi ha chiesto se me la sentivo di far entrare le telecamere in sala parto ho subito accettato. Quando mi capitava di rivedere il mio parto? Mi sono completamente dimenticata del film, ero sedata, ma quando Anna è nata ce l’ho anche fatta a dire la battuta E’ femmina?”
La vera sfida è stata quella di convincere il marito, il regista Paolo Virzì, che “ci ha detto ‘Siete due pazze, ma decidete voi, fate come vi pare’. Francesca è entrata in sala parto e ha girato tutto. Mi ha raccontato che riprendeva e intanto piangeva per la commozione. Un film che porta la regia di Francesca Archibugi e che annovera un cast tutto italiano.
Riprendendo la commedia francese “Cena tra amici”, la storia ruota intorno ad un tavolo, in una sala da pranzo, in un momento conviviale tra amici.Lo scenario è quello di casa di Sandro (Luigi Lo Cascio) e Betta (Valeria Golino) con due figli adolescenti. Lei è all’apparenza una tranquilla insegnante sposata con un noioso accademico italianista pieno di termini giusti e della relativa morale. A cena ci sono poi il fratello di lei Paolo (uno straordinario Alessandro Gassmann) che interpreta l’italiano del non impegno, quello che ha letto due libri (e ne è orgoglioso) e gira in una lussuosa Bmw, e uno storico amico di famiglia, un musicista di nome Claudio (Rocco Papaleo).
Manca all’appello solo la moglie di Paolo, Simona (Micaela Ramazzotti), bonazza di periferia e autrice di un best-seller piccante su una giornalista ninfomane. ”Sono contentissima di aver fatto questo film. – esordisce la Archibugi, uscita da un lungo letargo creativo – Ringrazio Francesco Piccolo, co-sceneggiatore insieme a me, di avermi fatta alzare dal mio divano. Abbiamo fatto come un viaggio trans-oceanico io e il cast lavorando in modo pignolo per lasciare poi spazio all’improvvisazione”. ”Abbiamo come raccontato – continua ancora la regista – un sentimento diffuso e poi abbiamo fatto il film, raccontando quel sentimento, non giudicando”.
Gassmann dice del suo personaggio, superficiale e cialtrone, che ”rappresenta una fascia molto ampia della popolazione di questa Penisola. Ho alcuni amici così come lui che più che essere uno di destra non sai neppure bene chi è davvero”.