Aversa – Il Servizio Trasfusionale dell’Ospedale Moscati di Aversa dimostra di funzionare in maniera eccellente. Sotto la sapiente conduzione del dottor Saverio Misso, gli obiettivi posti per l’anno appena conclusosi sono stati non solo raggiunti ma superati. Nel 2014 sono state raccolte 15.400 unità di sangue intero, un numero che supera di diverse centinaia le 15.000 poste come margine d’arrivo. Tutto ciò grazie al contributo dei generosi donatori, delle associazioni di volontariato presenti sul territorio, dell’ottima gestione sanitaria della struttura.
Nel corso dell’ultimo anno, infatti, il Servizio Trasfusionale aversano ha raggiunto l’autosufficienza e ha sopperito esigenze delle strutture e dei presidi dei territori limitrofi. Di questo abbiamo parlato con i responsabili e gli addetti ai lavori del Centro.
“Pensate- ci rivela la dott.ssa Maria Rosaria Dell’Aversana- che il nostro centro è il secondo per produzione in Campania. Delle nostre 15.000 sacche, 12.000 sono state inviate alle industrie, dalla cui lavorazione vengono ricavati i plasmaderivati.” Questi ultimi sono farmaci spesso indicati come “salvavita”, utili per la cura di emofilia, malattie epatiche, carenze immunologiche. Dal “riutilizzo” del plasma lavorato, le ASL ricavano un enorme beneficio, vedendo i propri costi diminuire e disponendo di un più cospicuo budget da investire in altre risorse.
La positiva situazione del Servizio Trasfusionale di Aversa sembra essere in controtendenza con le carenze manifestate dalla regione Campania riguardo il numero di donazioni.
“Questo accade- spiega la dottoressa Dell’Aversana – perché il Centro Regionale dà delle linee guida, in merito alla produzione annuale di sangue. La Regione nel complesso non raggiunge la quantità, ma noi come realtà casertana e dell’agro, soddisfiamo pienamente il fabbisogno”.
Un fabbisogno che consiste in raccolta di sangue intero, ma anche e soprattutto di quei componenti che risultano essere più rari e difficilmente reperibili. Della proposta di una raccolta intelligente di sangue ci parla il dottor Misso.
“Spesso nelle nostre frigo emoteche, ritroviamo un certo numero di unità di sangue che sono in surplus rispetto al fabbisogno quotidiano. Dobbiamo migliorare la donazione, non c’è dubbio. Migliorare significa rendere consapevoli le persone del proprio gesto. Quest’anno ad esempio abbiamo incentivato la donazione di plasma. Specie se si tratta di una persona di gruppo AB. Se una persona di questo profilo dona plasma piuttosto che sangue intero, ottimizziamo le risorse, facciamo un bene alla società e soprattutto il donatore si sente ancora più gratificato per aver contribuito ad una richiesta così importante. Stesso discorso vale per le donne. Se una donna in età fertile ha un’emoglobina bassa non può donare sangue intero, ma può donare certamente plasma fino a 6 volte l’anno. Altri casi possono essere la donazione delle sole piastrine. Del plasma più piastrine eccetera”.
Un’altra questione, molto attuale tra gli addetti ai lavori, sembra essere la ricerca di una certa ‘periodicità del donatore’, una sorta di reciproca fiducia. “Dobbiamo incentivare i nostri donatori ad essere abituali e periodici” continua il dottor Misso, “diversamente dal donatore occasionale, il donatore periodico è molto più controllato dal punto di vista medico, sta bene e in un certo senso è molto più attento alla salute. Spesso preferiamo il sangue di questi donatori piuttosto che quello di alcune persone che, spinte dall’emotività, vogliono donare per un proprio familiare”.
Le persone che vogliono donare sangue possono rivolgersi con fiducia a tutte le Avis presenti sul territorio che sono specializzate nella raccolta, consulenza e forniscono personale dedicato.
Tante le novità che ci attendono. L’ultima è rappresentata da un tipo di donazione che consente di separare al momento della raccolta i vari costituenti del sangue. È la cosiddetta donazione multicomponent. In questo modo si possono ottenere diverse combinazioni: raccolta di emazie e plasma (eritroplasmaferesi), raccolta di emazie e piastrine (eritropiastrinoaferesi), raccolta di plasma e piastrine (plasmapiastrinoaferesi), raccolta di piastrine (piastrinoaferesi). L’innovazione tecnologica, quindi va in sostegno del management sanitario. Perché tutto questo significa anche un ritorno economico. ‘Differenziare’ i componenti del sangue nel momento stesso della raccolta significa avere disponibili, in maniera pressoché immediata, i vari costituenti del sangue. Evitando di chiederlo altrove con un prevedibile aumento dei costi. Come sempre, con un occhio attento ai costi quindi, senza mai dimenticare i veri protagonisti, i donatori, che con il loro grande spirito di solidarietà e altruismo aiutano chi ha urgente bisogno di cure immediate.