Roma – Il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dello Stato islamico che ha oggi definito il ministro degli esteri Paolo Gentiloni “ministro dell’Italia crociata”. La notizia è stata resa nota dal radiogiornale ufficiale dell’Isis, diffuso dall’emittente al Bayan da Mosul nel nord dell’Iraq.
“Gentiloni – ha continuato il comunicato Isis – dopo l’avanzata dei mujaheddin in Libia ha detto che l’Italia è pronta a unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico”. L’espressione ‘Nazioni atee’ in arabo è un riferimento implicito alle Nazioni Unite perché le due espressioni in arabo sono molto simili.
Il ministro degli Esteri aveva annunciato venerdì la disponibilità italiana a guidare una missione Onu in Libia. Sabato è tornato sul tema: “Noi combattiamo il terrorismo in prima linea. Già ora l’Italia è in prima linea nella lotta a terrorismo sul piano militare, politico, culturale. Questa battaglia dobbiamo farla anche in Libia di fronte alla minaccia terroristica che cresce a poche ore di navigazione. Certamente in una cornice Onu, ma non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità per ragioni geografiche, economiche e di sicurezza”.
Ha spiegato il capo della Farnesina nel corso del suo intervento al convegno “Come cambia il mondo”, organizzato dal Pd. “Lo sto dicendo con nettezza in questi giorni – ha aggiunto – perché so che la situazione si sta deteriorando. Nessuno pensa a fare interventi al di fuori di un progetto politico ma dobbiamo renderci conto che la situazione si sta deteriorando e il lavoro politico diplomatico deve essere una priorità”, ha detto. “Per navigare in questo mare in tempesta – ha sottolineato – serve un grande impegno di governo e Parlamento”.
Nel frattempo prosegue l’avanzata dell’Isis in Libia. Dopo aver preso Sirte e conquistato i principali palazzi governativi dell’importante città del golfo, l’Isis punterebbe adesso su Misurata. A Sirte sono infatti stati distribuiti volantini che annunciano l’intenzione di prendere anche Misurata. Dopo Tripoli e Bengasi, si tratta della terza maggiore città della Libia e principale porto. Finora è stata fedele al governo di Tripoli. È circa 250 chilometri a ovest di Sirte.
Secondo alcuni fonti, i militanti dello Stato islamico avrebbero scagliato un attacco anche ad un oleodotto che trasporta il petrolio dal sud della Libia fino a Tobruk. I fatti vengono riportati da Saudi Press Agency, citando impiegati della società di gestione del tratto, che trasporta circa 180mila barili al giorno. Al momento, spiega un funzionario della National Oil Corporation, la società pubblica del petrolio, non è ancora arrivata alcuna rivendicazione ufficiale, ma il forte sospetto è la presenza dell’Isis dietro al sabotaggio.