Libia, ancora raid egiziani. Vertice terrorismo a Palazzo Chigi

di Stefania Arpaia

Tripoli – Proseguono i raid aerei egiziani, inviati per distruggere le roccaforti Isis.

Oltre 40 sarebbero i terroristi morti negli attacchi avvenuti nella giornata di lunedì, mentre nella notte sarebbero “decine” le persone che avrebbero perso la vita nei 7 attacchi messi in atto dall’aviazione del Cairo.

Ma l’Isis non sta con le mani in mano e avverte tramite il giornale saudita “al Riadh” che “al Baghdadi ha pronta un’operazione veloce per vendicare i raid in Libia”.

Il giornale ha rivelato che “al Baghdadi ha inviato di recente un piccolo gruppo di suoi uomini a Sirte, approfittando dell’assenza di sicurezza nel Paese, per formare un nucleo dello Stato Islamico e diffondere l’ideologia del califfato. Ha trovato terreno fertile riuscendo a reclutare libici di Ansar al Sharia e sfruttando la presenza di tunisini reduci da Siria e Iraq che le autorità di Tunisi hanno respinto alla frontiera. Il nucleo inviato da al Baghdadi è riuscito a reclutare anche elementi legati al passato regime di Muammar Gheddafi”.

Abu Bakr al Baghdadi, leader dello stato islamico, per vendicarsi degli attacchi subiti a Derna e Sirte, avrebbe anche  ordinato il rapimento di altri lavoratori egiziani.

“Il problema non riguarda solo l’Egitto: il Consiglio di sicurezza deve assumersi le sue responsabilità. L’Isis è a poche centinaia di chilometri da Roma, l’emergenza va presa più seriamente. Non basta attaccare in Siria e in Iraq, l’Isis in Libia è una minaccia imminente”, ha riferito l’ambasciatore egiziano a Roma, Amr Helmy.

Intanto il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, ha esortato il Consiglio di sicurezza internazionale dell’Onu per una risoluzione rapida ed efficace in Libia.

Alta la tensione in Italia per una minaccia che avanza senza freni verso le coste della penisola. Convocato un vertice a Palazzo Chigi per discutere della questione libica. Il premier ha incontrato i ministri Gentiloni, Alfano e Pinotti, e il sottosegretario Minniti, per risolvere la problematica.

Intanto Hamas fa sapere di non essere disposta ad accettare le ingerenze in Libia “da parte di alcuni Paesi come l’Italia” che adducono “il pretesto di combattere il terrorismo”.

“Un intervento militare sarebbe considerato una nuova crociata contro Paesi arabi e musulmani”, ha dichiarato Salah Bardawil, dirigente dell’organizzazione.

 

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