“Diego Armando Maradona non ha perso una nuova partita con il fisco, come dichiarato dall’Agenzia delle Entrate, che fa autogol, ma anzi, ha ottenuto il pieno riconoscimento delle sue ragioni, peraltro innegabili”. Così gli avvocati dell’ex numero dieci del Napoli, Angelo Pisani e Angelo Scala, dopo la sentenza su un diniego di autotutela, cui fanno riferimento in queste ore gli organi di stampa.
“I giudici tributari – spiegano i legali – riconoscono infatti per la prima volta le ragioni affermate dai difensori del campione, ed in particolare che: esisteva ed esiste piena solidarietà nel presunto debito tributario fra il datore di lavoro Società Calcio Napoli e il dipendente Diego Armando Maradona; inoltre quel presunto debito, sebbene inesistente, è stato già totalmente pagato con il condono dalla Società Calcio Napoli e non può quindi essere preteso una seconda volta.
“Questa sentenza, peraltro – tengono a precisare i difensori del Pibe, avvocati Angelo Pisani e Angelo Scala – riguarda solo un ricorso incidentale rispetto al giudizio principale, tuttora pendente, e rispetto al quale abbiamo già da tempo ottenuto in favore del campione il blocco di tutte le procedure esecutive dopo anni di ingiusta persecuzione”.
“Altro che sconfitta – attacca Pisani – gli stessi giudici proprio in questo provvedimento ammettono che Maradona ha ragione e che c’è totale solidarietà col Calcio Napoli, smentendo nel merito sia il diniego di autotutela dell’Agenzia delle entrate, sia la perizia del Ctu”. Ma “la strumentalità e la mistificazione dell’Agenzia delle entrate, che teoricamente rappresenterebbe lo Stato – aggiungono gli avvocati – si ripropone ancora una volta e vuol far apparire Maradona come un evasore, pur sapendo che non lo è mai stato. La sentenza della Commissione Tributaria di Napoli, da loro invocata come il suggello dell’illecita condotta di Maradona afferma invece che: a) l’istanza di autotutela proposta dai difensori di Maradona era del tutto lecita ed ammissibile (al contrario di quanto sostenuto dai difensori dell’Ente); b) fra l’obbligazione di Maradona e quella del Calcio Napoli esisteva ed esiste un vincolo di solidarietà tale da giustificare l’estensione degli effetti del condono del Napoli a Maradona (come sostenuto da anni dagli avvocati del campione, e negato dall’Agenzia); c) per l’effetto, Maradona aveva diritto a giovarsi del condono”.
E ancora, viene aggiunto dai legali: “Al di là della validità dell’affermazione contenuta in sentenza, per la quale Maradona nel 2012 non ha dichiarato di volersi giovare degli effetti del condono (circostanza in contrasto con la Legge, che non prevedeva alcuna necessità di una simile dichiarazione, e sulla quale si incentrerà l’appello dei difensori), al cittadino comune dovrebbe sorgere un semplice dubbio: quale Stato rappresenta un’Amministrazione che dal 2002 (data del condono del Napoli) al 2012 (data della presunta mancata dichiarazione di Maradona di volersene giovare) persegue un cittadino, ben sapendo che l’obbligazione tributaria si è estinta per effetto del condono? Il sorriso di soddisfazione dei solerti funzionari dell’Agenzia diventa allora una smorfia di sgomento per la condizione dello stato di diritto nel nostro paese”.
In definitiva, “quanto scritto da questi giudici di primo grado – per Pisani – è la riprova che Maradona ha sempre avuto ragione e che lo Stato non può richiedere due volte le tasse, peraltro non dovute!”. “Ciononostante – annuncia l’avvocato – questo provvedimento sarà subito impugnato per la sua manifesta contraddittorietà”.
Quanto alla “condanna a pagare le spese”, gli avvocati sottolineano che si tratta della parcella del ctu, consulente richiesto dalla stessa difesa, e che “in ogni caso anche tale questione sarà discussa e riformata nell’appello dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale, che presenteremo nelle prossime ore”.
“Ma l’aspetto più inquietante che emerge da tutta la vicenda – questa la stoccata finale di Pisani – è che in Italia, invece di punire i potenti evasori delle varie liste Falciani e dei poteri forti, si tenta di fare confusione sul nome di Maradona, il quale non ha evaso un bel nulla, per coprire le responsabilità di altri. E tutto questo gli italiani lo hanno già capito, tanto che non c’è fiducia tra i contribuenti e le istituzioni, mostratesi sorde e cieche invece di far trionfare la giustizia”.
Sotto un passaggio chiarificatore della sentenza