Russia: ucciso Boris Nemtsov, storico oppositore di Putin

di Redazione

Mosca – Boris Nemtsov, storico esponente liberale russo e oppositore irriducibile di Vladimir Putin, è stato ucciso nella notte tra il 27 e 28 febbraio a pochi passi dalla cittadella del potere di Mosca in un agguato che appare anche un guanto di sfida. Putin stesso si è affrettato a condannare il delitto come “un crudele assassinio”, ma ha parlato anche di “provocazione”, annunciando una immediata consultazione con i vertici della sicurezza e il suo “diretto controllo” sulle indagini: “Saràfatto – ha detto – tutto il possibile affinché gli organizzatori e gli esecutori del vile e cinico assassinio abbiano la giusta punizione”. Condanna dalla Casa Bianca, che chiede un’indagine “trasparente e imparziale”. Recentemente Nemtsov aveva dichiarato di temere che Putin lo volesse morto.

Nemtsov, 55 anni, ex vicepremier nella stagione della presidenza Eltsin, è stato ucciso sul ponte Zamoskvoretskiy, di fronte alla basilica di San Basilio e a pochi passi dalla piazza Rossa. A centrarlo alla spalle, secondo il ministero dell’Interno, almeno quattro colpi di arma da fuoco sparati da uno o più killer che erano a bordo di un’automobile bianca. I media riferiscono che l’uomo politico era a passeggio con una giovane donna. La polizia ne ha confermato la morte poco dopo la mezzanotte locale, mentre le immagini del cadavere ad occhi sbarrati sul marciapiede facevano il giro del web. E la zona si riempiva di agenti, ma anche di giornalisti, politici e gente comune. A diffondere fra i primi la notizia è stato Ilia Iashin, compagno di lotte politiche dell’ucciso, che è corso sul posto e ha descritto in presa diretta la tragedia all’agenzia Ria-Novosti: “Sfortunatamente, posso vedere con i miei occhi il corpo di Nemtsov sul ponte Zamoskvoretskiy. Vedo il cadavere e vedo tanta polizia”.

Una scena sinistra, sotto la pioggia, illuminata dalle luci della Mosca notturna e – a distanza – dai riflessi delle cupole colorate di San Basilio. “Chi ha ucciso Nemtsov dovrà pagare un duro prezzo”, ha commentato a caldo, sconvolto, Mikhail Kasyanov, ex primo ministro e a sua volta portabandiera dell’opposizione, precipitatosi pure sul luogo del crimine. “E’ una tragedia per la Russia”, gli ha fatto eco Aleksiei Kudrin, ex ministro delle Finanze ed economista liberale che aveva invece accettato di collaborare con Putin prima di distanziarsene in anni recenti.

Fisico di formazione, padre di quattro figli, Boris Iefimovic Nemtsov era stato indicato nella seconda metà degli anni ’90 come un possibile delfino di Boris Ieltsin per la successione al Cremlino. Alto, bruno, affascinante, buon oratore, era emerso come una delle figure più spendibili e meno impopolari fra gli allora ‘giovani riformatori’ della leva ieltsiniana postsovietica. Già governatore di Nizhni Novgorod, era arrivato a Mosca nel 1997 per ricoprire l’incarico di primo vicepremier nel governo guidato da Viktor Cernomyrdin. Ma quando la crisi del ’98 aveva spazzato via gran parte dei giovani liberali, la sua stella aveva cominciato a declinare lasciando spazio a quella che nel giro di un anno sarebbe stata la repentina ascesa di Vladimir Putin, uscito dai ranghi dei servizi segreti.

Oppositore dichiarato in questi mesi anche della politica ucraina del Cremlino, Nemtsov aveva aderito all’ormai imminente manifestazione anti-Putin del primo marzo, convocata fra gli altri dal blogger Andrei Navalni. Oggi stesso l’ex vicepremier aveva invocato ancora una volta l’unità delle forze di opposizione russe e aveva scritto: “Se siete per la fine della guerra russa con l’Ucraina, se sostenete la fine dell’aggressione di Putin, venite alla marcia di Primavera”.

Nemtsov non aveva nascosto nel recente passato di temere per la sua vita. Il 10 febbraio scorso affidò al sito Sobesednik.ru queste parole: “Ho paura che Putin voglia uccidermi”. Un sospetto che tuttavia neppure in quella circostanza lo aveva indotto alla cautela. Sulla stessa pagina non mancava infatti l’ennesima accusa al presidente russo, additato come responsabile della “guerra in Ucraina”. “Non potrei disprezzarlo di più”, concludeva Nemtsov.

Barack Obama ha condannato a nome degli Stati Uniti il “brutale” e “malvagio” assassinio di Nemtsov  e ha chiesto “un’indagine sollecita, imparziale e trasparente” per portare i responsabili davanti alla giustizia. “Nemtsov era un infaticabile difensore del suo Paese che cercava per i propri concittadini i diritti che spettano a tutti”, ha dichiarato il presidente americano. Obama ha ricordato di aver “ammirato il coraggioso impegno di Nemtsov nella lotta alla corruzione in Russia” e di aver apprezzato la sua disponibilità a condividere i suoi punti di vista in occasione dell’incontro che ebbero a Mosca nel 2009.

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