Napoli – A pochi giorni di distanza dal caso della piccola Rosa Buonomo, di otto mesi, morta ventiquattro ore dopo essere stata dimessa dal Santobono di Napoli, un altro decesso avviene nel nosocomio partenopeo. Quello di Mariaviviana Siniscalchi, di 14 mesi.
E’ la figlia di Carolina Sepe, la giovane che il 25 agosto 2013 fu gravemente ferita durante una lite a Lauro (Avellino) con Domenico Aschettino, la guardia giurata che sparò uccidendo Vincenzo Sepe, padre di Carolina, e ferendo la stessa ragazza, la mamma e il fratello di quest’ultima. Nella sparatoria rimase ferita anche la suocera di Sepe, Bettina Crisci, morta dopo due mesi. Carolina entrò in coma e il 19 dicembre i medici riuscirono a farle partorire Mariaviviana. Poi, il 4 gennaio, il decesso della madre.
La bimba era stata ricoverata in Rianimazione con la diagnosi di broncodisplasia ma dopo qualche giorno era stata trasferita in reparto dove si trovano altri piccoli degenti affetti da malattie respiratorie. Lunedì mattina, intorno alle 11.30, è spirata.
Il padre, originario di Quindici (Avellino), ha ora intenzione di presentare denuncia, sostenendo che la figlia non avrebbe dovuto essere ricoverata con altri bambini affetti da malattie respiratorie. La procura ha aperto un’inchiesta, inviando la polizia a sequestrare la cartella clinica.
Intanto, è psicosi ricovero al Santonobono: molti genitori, spaventati, si stanno opponendo alle dimissioni dei figli dall’ospedale.
L’ospedale: “Era gravissima” – L’azienda ospedaliera sottolinea che “il caso, fatto salvo ogni approfondimento che gli organismi competenti riterranno di disporre, rientra nel doloroso novero dei decessi di pazienti gravissimi, che sono purtroppo eventi non straordinari in ospedali dove si concentrano i trattamenti di situazioni di tale alta complessità”.
L’ospedale pediatrico Santobono di Napoli è già sotto i riflettori della cronaca, in questi giorni, per la morte di un’altra piccolissima paziente, di 8 mesi, deceduta per infezione polmonare dopo essere stata dimessa il giorno prima dalla struttura sanitaria. Per questa vicenda è indagato un medico del Santobono per l’ipotesi di omicidio colposo.
14 mesi, era nata – ricordano dal Santobono – con taglio cesareo indotto al quinto mese di gestazione, in condizioni di “grave prematurità”. Era stata intubata alla nascita “per presenza di emorragia cerebrale intraventricolare di quarto grado, presenza di grave broncodisplasia, presenza di ipertrofia cardiaca biventricolare”, e in seguito soggetta a varie trasfusioni di sangue. L’ultimo ricovero al Santobono è avvenuto “per complicanze respiratorie della gravissima situazione di base. Dopo iniziale lieve miglioramento si è instaurata ipossiemia refrattaria ai trattamenti, con subentranti crisi di desaturazione”. Poi la morte, “malgrado la ventilazione meccanica ad alte concentrazioni di ossigeno e la terapia farmacologica”.