Ex Scuola Polizia penitenziaria, sindacati: “Eterne contraddizioni e disagi”

di Redazione

Aversa – Nonostante la forsennata ed ostinata corsa alla chiusura di una risorsa formativa di tale prestigio, quale la Scuola di Polizia Penitenziaria aversana, resta ad oggi il rammarico per la evidente conferma della sostenuta possibilità di coesistenza con il presidio giudiziario del neo tribunale campano di Napoli Nord.

Difatti, ad oggi, nonostante la urgente richiesta di spazi determinante per la chiusura della scuola, si continua a vivere in quella comunione, più volte auspicata, che avrebbe potuto tenere in vita il plesso scolastico in piena attività.

La rovinosa conseguenza di quell’ostinato atteggiamento di chiusura sta nel fatto che presso la struttura scolastica continuano a permanere enormi spazi inutilizzati sia dalla scuola che dal Tribunale.

Al plesso scolastico, per la cui definitiva chiusura sembrano lontani i tempi, restano ancora in uso, per pochi addetti, tra cui lo stesso dirigente e il comandante, il primo piano e tutto il piano terra, ossia la metà degli spazi richiesti e che hanno determinato la soppressione della scuola.

Di evidenza, dunque, la ragionevolezza di chi, in tempi non sospetti, aveva sostenuto con vigore la possibilità di tenere la scuola congiuntamente alla cittadella giudiziaria senza depauperare la città di ulteriori risorse.

Né è la riprova che i principali rappresentanti della ex Scuola, direttore e comandante, continuano a permanere presso quel plesso senza incarico (o se si voglia con incarico ridotto al coordinamento di una decina di dipendenti) a riprova che anche le sostenute ragioni di riduzione dei costi per legittimare la soppressione di quella scuola restano paventate ma non realmente attuate.

Per non parlare poi della condizione dei poliziotti che tanto hanno penato per continuare a rimanere ad effettuare il servizio di presidio dei varchi presso il Neo Tribunale che permangono in uno stato di completo disorientamento e malumore.

Di fatti essi continuano a gestire spazi e attività con una dipendenza funzionale imposta all’ufficio  regionale di Napoli, congiuntamente, ad una dipendenza amministrativa, presso l’oramai chiuso Ospedale psichiatrico giudiziario, lavorando, però, a stretto contatto con il direttore e il comandante della Scuola ivi ben presenti, cui tali competenze sono state sottratte, forse oberati ad oggi di troppo lavoro!

In conclusione ciò che si registra al presidio dei varchi è un drappello di una decina di poliziotti dipendenti da tre uffici, tre dirigenti e quant’altro!

Tale confusione, all’indomani della decantata vittoria d’impiego di quei poliziotti presso quel presidio, sta alimentando malcontento e insoddisfazione tra gli addetti in ragione anche della carenza di risorse umane in cui essi sono costretti inspiegabilmente  a lavorare.

Infatti, il numero delle unità rimaste è evidentemente insufficiente a coprire i posti di servizio assegnati, tant’è che giungono in ausilio unità dall’ufficio centrale di Napoli.

Tale ausilio però, sta alimentando il malumore delle altre unità in servizio alla ex scuola costrette, invece, nonostante la manifestata volontà di rimanere in impiego presso i varchi del Tribunale, a rientrare, dopo dieci anni, nelle proprie sedi d’origine (alcune anche fuori regione) secondo criteri non chiari, come denunciava, tra l’altro, anche il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci (nella foto), in una nota del 3 marzo 2015.

In realtà, a conti fatti e a distanza di tanti mesi dall’inizio dell’annosa vicenda della chiusura della Scuola di Polizia Penitenziaria, anche in termini economici, visto lo stato odierno, sembrerebbe stato più vantaggioso, non solo per le tasche, ma anche per gli umori di tutti, continuare a tenere in vita una risorsa formativa a pieno regime nel castello che una scuola mezza chiusa e mezza aperta.

OSAPP e i Sindacati di Categoria

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