Casapesenna – Don Raimondo Pasquariello è stato un prete che ha vissuto in povertà, celebre per i suoi modi gentili e solari, le sue doti di insigne predicatore, di instancabile ascoltatore di fedeli e per la sua attività di esorcista, da cui non volle mai ricevere un compenso.
Nel libro “Il prete del sorriso” di Giancarlo Bova, edito da Edizioni scientifiche italiane, viene raccontata tutta la sua vita, dalla nascita il 21 luglio 1949 alla morte avvenuta il 5 aprile 2012 nel giorno di Giovedì Santo, come aveva sempre pregato, poiché giorno in cui Gesù ha istituito il sacerdozio.
Fin da bambino mostrò segni di devozione cristiana: era solito preparare su un baule una tovaglia bianca e farne un piccolo altare. A soli 13 anni entrò nel Seminario di Capua, dopo qualche anno a quello di Napoli presso Posillipo, dove conseguì gli studi teologici.
Fu nominato parroco di Francolise (Caserta) dove svolse la sua missione di sacerdote. Svolse, inoltre, anche l’attività di docente di religione e notaio della Curia di Teano.
Don Raimondo comprese fin da subito a chi doveva devolvere tutte le sue attenzioni, era servo degli unici re che riteneva degni di questo appellativo: i poveri.
Egli credeva fermamente nella rivoluzione della Chiesa e nel suo desiderio di vederla di nuovo splendente come un tempo.
Era descritto come uomo di formidabile intelligenza, dotato di un grandissimo carisma e devoto alla Madonna che egli invocava, secondo le indicazione di don Salvatore Vitale, con la preghiera “Mia Madonna e Mia Salvezza”.
Fu amico e confidente di papa San Giovanni Paolo II e del segretario personale di San Giovanni XXIII, Loris Capovilla, che lo ricorda così: “È stato un testimone esemplare del Signore”.
Il libro, presentato al Santuario “Mia Madonna, Mia Salvezza” di Casapesenna (Caserta), ripercorre la vita del sacerdote con profondo rispetto e devozione.
L’evento svoltosi domenica 1 marzo, alle ore 20, è stato organizzato da don Michele Barone, sacerdote e giornalista del santuario, già collaboratore dell’Osservatore Romano e di numerosi giornali e settimanali nazionali, tra cui il settimanale “Miracoli”, e ospite religioso per le trasmissioni Mediaset e Rai. Don Michele ha moderato l’incontro che ha visto tra i relatori: don Andrea Della Gatta (Rettore del Santuario), Don Giuseppe Di Bernardo (officiale della Congregazione per il Clero), l’autore del libro il professor Giancarlo Bova e monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa.
Il saluto del rettore è stato incentrato sul ricordo personale della figura di don Raimondo, come sacerdote esemplare e apostolo zelante, ma anche come predicatore alla sua prima messa celebrata nelle campagne di Casapesenna durante la deposizione della prima pietra nel lontano 1986.
È seguito il contributo di Don Giuseppe che ha posto l’attenzione sull’Omelia pronunciata in occasione della Sua prima Messa Crismale come Vescovo di Roma, il 28 marzo 2013, in San Pietro, di Papa Francesco. Il papa, in quell’occasione, dedicò una speciale attenzione ai sacerdoti, alla loro vita ed al loro ministero, incitandoli a viverlo in pienezza, e seguendo ed imitando Cristo, Buon Pastore: “I presbiteri – dichiarò – sono invitati a ricordare che la loro unzione è per i poveri, per i prigionieri, per i malati e per quelli che sono tristi e soli. L’unzione, cari fratelli, non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio diventerebbe rancido […] e il cuore amaro”.
Don Giuseppe è convinto che esempio lungimirante di queste descrizioni è Don Raimondo Pasquariello, che con la sua esistenza, devoluta al prossimo, ha sottolineato il vero senso del sacerdozio, come “dono fatto da Dio ad alcuni uomini, per essere donato agli uomini, attraverso le naturali dinamiche missionarie della fede.” Don Giuseppe ha, inoltre, evidenziato la completezza del percorso vitale di don Raimondo, caratterizzato da quattro amori: quello per Cristo, per la Santa Eucarestia, per la Chiesa e per la Vergine Maria.
Giancarlo Bova ha, invece, riferito i motivi che lo hanno portato alla stesura del libro: “C’è stato un periodo brutto della mia vita – afferma – e Don Raimondo all’epoca ascoltava attentamente tutte le mie preoccupazioni e invocava la Madonna per aiutarmi” e ancora “Ognuno di noi, quando sentiva parlare di Don Raimondo, si sentiva rinascere”.
Il vescovo Spinillo, invece, ha lodato questi momenti in cui si ravviva la memoria della grazia divina presente nella vita di un sacerdote e ha asserito che “la vita di un prete deve essere vissuta in comunità, deve piantare buoni semi che danno, come abbiamo visto, buoni frutti. Quella di Don Raimondo è prova di una ricchezza spirituale che vive ancora nel tempo. Ha vissuto un’esistenza consacrata a tutto ciò che è luminoso e bello. La consacrazione al bene e all’amore di Dio è fondamentale per la vita di un sacerdote e per tutti i cristiani. […] Vi ringrazio per questo incontro, che è memoria del passato, ma profezia e annunzio di un percorso da poter coltivare e vivere ciascuno nella sua piccola parte, ma insieme sostenuti dalla testimonianza di grazia divina di questi fratelli”.
L’evento si è concluso con il ringraziamento a tutti i partecipanti da parte di don Michele Barone, con una preghiera e la benedizione finale da parte del vescovo.