Genova – La direzione investigativa antimafia di Genova, in collaborazione con la Polizia di Stato di Savona, ha eseguito un sequestro preventivo di beni del valore di circa 10 milioni di euro, riconducibili ai fratelli Pietro Fotia, 46enne, Francesco Fotia, 45enne, e Donato Fotia, 42enne, originari di Africo (Reggio Calabria), e nei confronti di Giuseppe Criaco, 25enne reggino, e Remo Casanova, 48enne di Finale Ligure (Savona).
Il provvedimento ha riguardato tre società, “Scavo-Ter srl”, “Pdf srl” e “Se.Le.Ni. srl”, con sedi a Savona e Vado Ligure, impegnate nella realizzazione di appalti pubblici, opere edili e movimento terra, nonché tutti i beni mobili, immobili e le disponibilità finanziarie ad esse riconducibili.
L’indagine ha preso spunto dai numerosi monitoraggi agli appalti condotti dalla Dia di Genova, svolti per verificare se, nella realizzazione di opere pubbliche, ricorrono tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso.
Le investigazioni hanno accertato rilevanti condotte illecite nelle aggiudicazioni di alcuni appalti da parte del gruppo malavitoso, capeggiato da Pietro Fotia, amministratore occulto delle società sequestrate, legato da rapporti di parentela con appartenenti alla cosca ‘ndranghetista dei “Bruzzaniti-Morabito-Palamara” di Africo (Reggio Calabria), egemone nell’area del mandamento jonico e con importanti propaggini nel nord Italia.
Gli indagati, accusati di intestazione fittizia di beni, avrebbero costituito nel corso di pochi anni le società “Pdf” e “Seleni” al solo scopo di sviare la Prefettura di Savona che aveva interdetto l’aggiudicazione di nuovi appalti pubblici alla “Scavo-Ter”, ritenuta soggetta a infiltrazioni mafiose.
Le indagini della Dia hanno permesso di ricostruire tutti i passaggi delle fraudolente modifiche e provare il ruolo di prestanomi di Criaco, nipote incensurato dei Fotia, e Casanova, uomo fidato del sodalizio a cui è stata intestata dai Fotia la “Seleni”.