Nigeria – Thabita Haruna, la donna 33enne linciata e bruciata dalla folla in un mercato di Bauchi, nel Nord della Nigeria, non era una kamikazer. A rivelarlo una fonte della Bbc, che ha riferito, citando fonti della polizia e familiari della vittima, che la donna soffriva invece di disturbi mentali. La polizia locale ha avviato un’inchiesta.
È stata una folla di persone, in piazza all’ingresso del mercato, in un normale sabato, a picchiare la donna: in seguito le hanno lanciati sasso e poi le hanno messo un copertone intorno al colle, dandola in pasto alle fiamme. La donna aveva sollevato sospetti rifiutando di farsi perquisire all’ingresso del mercato.
La famiglia ha spiegato che Thabita aveva venduto prodotti in quello stesso mercato fino al 2007, quando aveva cominciato a dare segni di squilibrio. L’atroce linciaggio è maturato nel clima di paura che si è sviluppato nel nord della Nigeria per gli attentati di Boko Haram. In diverse occasioni il gruppo estremista islamico si è servito di donne o bambine kamikaze. Addosso, Thabita aveva solo due bottiglie. Erano legate alla vita e qualcuno ha scambiato quel fardello per una cintura esplosiva.
“Non aveva alcuna intenzione di commettere un attentato – ha dichiarato alla France Presse il portavoce della polizia di Bauchi, Haruna Mohammed -. Come esponenti delle forze dell’ordine non abbiamo nessuna intenzione di permettere che la gente si faccia giustizia da sola. Proseguiremo le indagini e arresteremo i responsabili di quanto avvenuto, per consegnarli alla giustizia”.
La madre della vittima ha invece raccontato di una giovane che prima di manifestare la sua patologia psichica aveva lavorato come venditrice, proprio in una bancarella del mercato. Poi, le cure l’avevano tenuta in ospedale dal 2007 al 2013. “E’ uscita di casa, senza dire dove andava – ha raccontato ancora sua madre -. E’ stata cercata in tutto il quartiere, ma è stata ritrovata solo il giorno dopo, al mercato Muda Lawal, dove è stata linciata, umiliata e bruciata”. Commosso il ricordo della sorella, alla Bbc: “Sono molto triste perché era sangue del mio sangue. Dormivamo nello stesso letto, mangiavamo dallo stesso piatto. Per me è un grande dolore”.