Roma – Il ministro del Lavoro, Poletti, è stato chiaro: tre mesi di vacanza sono troppi e l’ideale sarebbe chiudere la scuola per un mese o un mese e mezzo. È un modello, questo, che si avvicinerebbe a quello di molti paesi europei in cui il sistema scolastico funziona bene (Svezia e Finlandia, ad esempio).
“Si dovrebbe fare formazione”, sottolinea il ministro, una formazione di tipo lavorativo, in modo tale che gli alunni abbiano idee chiare sul mondo oltre la scuola.
A tal proposito, abbiamo pensato di riportare in una tripla intervista anonima le opinioni di uno studente, un insegnante e un genitore.
Si presenti.
Studente: Sono un ragazzo di 15 anni e frequento il secondo anno in un liceo scientifico.
Insegnante: Sono una docente di 45 anni e ricopro la cattedra di matematica e fisica.
Genitore: Sono il padre di una ragazza di quasi 17 anni che frequenta il liceo classico.
Lei è pro o contro la proposta del ministro Poletti?
S: Assolutamente contro.
I: Al 50% pro e contro.
G: Tendenzialmente pro.
Qual è la motivazione?
S: Viviamo un anno pesantissimo. Siamo sempre sotto stress e sottoposti a verifiche continue. Una volta ho letto su facebook che gli studenti italiani hanno il grado di ansia dei pazienti di un ospedale psichiatrico del ‘900. Se fosse vero, le sembra normale? Se eliminano anche i tre mesi di vacanza, è come se fossimo intrappolati in una prigione.
I: È giusto che gli alunni si riposino dopo un anno pesante. Il corso lavorativo non dovrebbe essere obbligatorio, ma magari opzionale.
G: Non mi fido molto delle promesse dei politici, ma se davvero al posto della vacanza, inseriscono corsi di formazione lavorativa la mia risposta è assolutamente pro. Mia figlia è molto confusa sul mondo del lavoro e un corso le potrebbe solo schiarire le idee.
Il coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti Danilo Lampis ha affermato “(Poletti) sembra voler invitare gli studenti a lavorare d’estate, preferendo lo sfruttamento alla formazione”. Come argomenterebbe questa dichiarazione?
S: Sono d’accordissimo. La proposta del ministro è allucinante.
I: Be’ come dargli torto. Sembra che il ministro con belle parole voglia propinare agli alunni dei lavoretti non rinumerati. D’altra parte però se la formazione è davvero volta a delucidare gli studenti sul mondo del lavoro, allora credo che qualche piccolo sacrificio possa solo essere un bene.
G: Spero non siano queste le reali intenzioni del ministro.
(N.d.r. esempio inventato). Accetterebbe un compromesso? Ad esempio: “Gli studenti non sarebbero obbligati a frequentare i corsi, ma essi potrebbero valere come punti bonus per la maturità”.
S: No. Mettiamo il caso assurdamente che il “secchione” della classe in quelle settimane si senta male, mentre il “casinaro” sta bene. Allora il casinaro va ai corsi, prende i punti bonus e magari alla maturità viene valutato poco meno del secchione? Io non sono né un “secchione”, né un “casinaro”, ma ammetto che sarebbe ingiusto. Quindi no, questa idea si deve abolire a priori.
I: Sì, la reputerei un’ottima idea.
G: È un’idea interessante, anche se creerebbe troppa competitività tra gli studenti.