Roma – Il Senato ha approvato il ddl anticorruzione con 165 sì, 74 voti contrari e 13 astenuti. Il provvedimento che aumenta le pene sulla corruzione e riforma il reato di falso in bilancio va all’esame della Camera. Stamane la grande novità: via libera all’articolo 8, che regolamenta il falso in bilancio per le società non quotate. La norma è stata approvata a voto segreto con 124 voti favorevoli, 74 contrari e 43 astenuti.
Poco prima un emendamento allo stesso articolo, presentato da Forza Italia, era stato respinto per un solo voto. Torna ad essere un reato, quindi, truccare i rendiconti anche per quanti non hanno preoccupazioni di listino borsistico. Non è l’unico cambiamento ad essere sancito dall’aula di Palazzo Madama. Tra gli altri, saranno reato le false comunicazioni sociali per le società quotate (da tre a otto anni di reclusione).
Non passa invece la proposta M5S di introdurre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per chi commette reati di corruzione. I grillini non apprezzano, ed il loro leader spara bordate dal suo blog, prendendosela con le ultime cronache giudiziarie che si concentrano, in queste ore, sul Pd.
Intanto, nel giorno in cui il presidente del Senato, Piero Grasso, parla di “reti opache di relazioni che uniscono mafiosi e criminali a politici, imprenditori, professionisti, funzionari pubblici, avvinti dal disinteresse per il bene comune, dalla collusione e dalla corruzione”, si aumentano le pene proprio per l’associazione mafiosa: i boss e i loro uomini rischieranno, grazie all’approvazione dell’articolo 4, fino a 26 anni di carcere.
Dal commissario anticorruzione Raffaele Cantone è arrivato inoltre un avvertimento. La legge anticorruzione, ha spiegato, “è un pezzo utile, ma non avrà effetti salvifici”. Sarebbe un messaggio sbagliato agli italiani, ha aggiunto, far credere che ” si approva il pacchetto e la corruzione sparisce”.