Abuja – A un anno dal rapimento delle liceali in Nigeria, compiuto dall’organizzazione terroristica di Boko Haram, sono state realizzate numerose manifestazioni in tutto il mondo per non dimenticare lo scempio compiuto.
New York, Washington e Londra sono solo alcune delle città che hanno deciso di mostrare la propria solidarietà nei confronti delle giovani donne, attualmente ancora scomparse. Ovviamente non potevano mancare eventi anche ad Abuja, capitale nigeriana. E’ proprio lì che hanno sfilato 219 ragazze, in ricordo delle 219 studentesse rapite.
“Abbiamo urlato per un anno, ora scegliamo il silenzio”, ha dichiarato la mamma di una delle ragazze scomparse, che ha deciso di sfilare con un nastro rosso sulla bocca.
Intanto, nel giorno del ricordo giunge la denuncia di Amnesty International. Basandosi sulla testimonianza di 200 persone, tra cui 28 donne e alcune bambine, l’organizzazione umanitaria ha confermato che sarebbero 2mila le giovani rapite dai Boko haram tra il 2014 e oggi, ridotte in schiavitù sessuale e addestrate a combattere. In alcuni casi, costrette anche a divenire kamikaze.
Il documento di 90 pagine denuncia “molteplici crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dal gruppo armato, tra cui l’uccisione di almeno 5500 civili nel nord-est della Nigeria a partire dal 2014”.
“Le studentesse di Chibok sono solo una piccola parte delle donne e ragazze che hanno subito la brutalità di Boko Haram”, ha riferito Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.
Cambiato anche lo slogan degli attivisti: non più “Bring Back Our Girls – Now and Alive” ma “Never to be Forgotten”.
“Non sappiamo se le ragazze di Chibok possano essere salvate. Resta sconosciuto dove si trovino. Non posso garantire che le troveremo. Il mio governo farà tutto quanto sarà in suo potere per riportarle a casa”, ha dichiarato il presidente Muhammadu Buhari.
“Secondo me, i leader della Nigeria e la comunità internazionale non hanno fatto abbastanza per aiutarvi. Siete le mie eroine”, ha detto invece la giovane pakistana Malala Yousafzai, Premio Nobel per la pace, sopravvissuta nel 2012 a un tentativo di omicidio da parte dei talebani.